Dieci settimane di mediazioni continue non sono state sufficienti e alla fine Saad Hariri ha gettato la spugna. Nonostante la vittoria elettorale, Hariri non formerà nessun governo e ha rimesso il mandato nelle mani del presidente della Repubblica.
Motivo, l’impossibilità di mediare con l’opposizione nell’assegnazione dei ministeri chiave di Interno e Telecomunicazioni. Hariri, nelle elezioni di giugno aveva ottenuto 71 seggi contro i 57 del principale partito di opposizione spuntando, dal partito di Dio, un sostanziale via libera di massima alla formazione di un governo di unità nazionale rappresentativo di tutte le confessioni religiose libanesi.
La situazione, però, si è arenata davanti al problema dei ministeri chiave. L’Interno, infatti, controlla gli armamenti di Hezbollah, mentre quello delle Telecomunicazioni ha il delicato compito di gestire la privatizzazione delle due maggiori compagnie di telefonia mobile del paese. Davanti all’impossibilità di accordarsi con cristiani e filo iraniani, Hariri si è arreso, spiegando così le sue ragioni:«le stravaganti condizioni imposte dalla minoranza hanno contraddetto il risultato elettorale».
Ora le possibilità sono due: un nuovo mandato ad Hariri o nuove elezioni. Il premier mancato, però, ha il dente avvelenato con le opposizioni accusate di «nascondersi dietro a un movimento più grande esterno al Libano che non vuole un governo per diverse ragioni: l’Iran e le relazioni tese tra la Siria e l’Occidente».