di Geronimo
Chi può decidere quale vita sia degna di essere vissuta e quale no? Che il Vaticano sia insorto contro la decisione dei giudici della Corte d’appello di Milano di sospendere l’alimentazione forzata di Eluana Englaro, in coma da 16 anni, non sorprende. La Chiesa e’ da sempre graniticamente contraria a qualsiasi cosa assomigli pur lontanamente all’eutanasia ed e’ difficile pensare che cambiera’ idea presto. Inutile lamentarsi che sbaglia o chiedere ripensamenti quando si ha che fare con una istituzione il cui principale esponente sostiene di avere il dono dell’infallibilita’. Monsignor Rino Fisichella, neopresidente della Pontificia accademia per la vita, parla della scelta dei magistrati come di "eutanasia di fatto" e spera ”in un ricorso presso una corte superiore al fine di ragionare con maggiore serenitĂ e meno emotivitĂ ". Quindi la Chiesa dara’ battaglia. Sorprende invece quanti politici, a destra e a sinistra, si siano istantaneamente allineati alla linea del Vaticano su una questione cosi’ delicata e importante come la vita e la morte. Alla decisione dei giudici hanno plaudito, prevedibilmente e onorevolmente, i radicali e qualche raro appartenente al Partito Democratico, che pure si proclama riformista e progressista. Per il resto, dal Pd si e’ alzata la voce della parlamentare Paola Binetti che ha sentenziato: "Dal mio punto di vista, resta ferma la convinzione che staccare la spina per interrompere una vita è qualcosa che dovremmo cercare di allontanare dall’orizzonte del nostro pensiero". A destra, il Pdl è unito nella condanna e Renato Farina, deputato e giornalista, chiede l’intervento di Napolitano contro una «crudele condanna a morte». Una crudele condanna a morte? Un’affermazione del genere somiglia molto ad una contraddizione in termini, perche a) non c’e’ stata alcuna condanna a morte in quanto b) Eluana e’ GIA’ morta, e lo e’ da quando e’ entrata in coma 16 anni fa in seguito ad un incidente automobilistico. Crudele e’ invece stato tenerla in stato vegetativo per lustri infliggendo indicibile dolore ai familiari. Una persona e’ viva in quanto pensa, ragiona, agisce, prega, pecca, ama, e se non e’ in grado di fare nessuna di queste sostenere dire che e’ viva equivale a svilire la vita stessa e ad ostinarsi nel non compiere un atto giustizia. Bene ha quindi fatto il padre di Eluana che dopo tante udienze, tanta sofferenza e un fiume di polemiche ha fatto valere le sue ragioni e quelle della figlia ottenendo il permesso di staccare la spina. "Quello che dice il Vaticano vale per il Vaticano. Quello che diceva mia figlia vale per mia figlia", ha detto. Ma questo e’ un Paese dove per chi vuole morire e’ dura, molto dura. Non e’ detto che, nonostante la decisione dei giudici di Milano, ad Eluana sia finalmente concessa la liberta’. Infatti, anche se la sentenza è immediatamente applicabile, il padre di Eluana vuole rispettare le regole e attenderĂ ancora due mesi prima di staccare la spina. La Procura generale ha sessanta giorni di tempo per presentare ricorso contro la sentenza. Il ricorso potrebbe essere accolto e nessuno potra’ staccare la spina. Ma non e’ tutto: anche se i giudici avranno pieta’ di Eluana e la lasceranno andare, si porra’ il problema di DOVE farla morire. Attualmente Eluana è ospite nella casa di cura Beato Luigi Talamone di Lecco, una struttura gestita dalla suore, la stessa clinica dove Eluana nacque 37 anni fa. Ma le suore sono contrarie a staccare la spina. "Le suore l’hanno sempre assistita con grande amore – ha detto il padre – ma sono contrarie a staccare la spina e noi dobbbiamo rispettare le loro idee". C’era l’ipotesi che Eluana potesse essere trasferita all’ospedale Manzoni di Lecco, ma è stata esclusa dal primario di rianimazione Riccardo Massei: "La morte di Eluana non avverrĂ all’ospedale Manzoni di Lecco. L’ospedale di Lecco, come gli altri ospedali, è per la cura del paziente acuto. Questa è una situazione diversa per cui il papĂ , se vuole da solo, oppure con me o ad altri medici, deciderĂ il posto. Non l’ospedale di Lecco, come non un altro ospedale". Cosi’, ammesso che i giudici acconsentano a liberare Eluana, il padre dovra’ affrontare un’altra Odissea: dove farla morire in pace.
