Le autorità iraniane hanno indicato l’intenzione di processare alcuni dei dipendenti dell’ambasciata britannica a Teheran accusati di aver fomentato i disordini seguiti alle contestate elezioni del 12 giugno, a quanto riferisce il New York Times.
Ad indicare l’intenzione di effettuare il processo è stato l’Ayatollah Ahmad Jannati, capo dell’influente Consiglio dei Guardiani e alleato del Leader Supremo Ayatollah Ali Khamenei. Jannati ha detto che i membri dell’ambasciata avrebbero confessato di aver fomentato i disordini.
L’iniziativa inasprirebbe ulteriormente la crisi nelle relazioni diplomatiche tra il Paese islamico e l’Unione Europea e potrebbe provocare il già ventilato richiamo di tutti i suoi ambasciatori a Teheran.
L’Iran ha arrestato nove dipendenti dell’ambasciata, rilasciandone poi otto. Ma il numero dei detenuti non è ancora chiaro. Il rilascio degli otto è stato annunciato dalla televisione di stato, ma il ministro degli esteri svedese, Carl Bildt, il cui Paese è attualmente presidente della Ue, ha dichiarato che ”gli iraniani detengono ancora più di una persona”.
A Londra, un portavoce del Foreign Office ha detto: ”Siamo molto preoccupati da queste notizie e stiamo cercando di indagare. Chiederemo alle autorità iraniane spiegazioni urgenti”.
Dopo l’arresto dei dipendenti della sua ambasciata, la Gran Bretagna ha sollecitato i 27 Paesi della Ue a ritirare i loro ambasciatori. Funzionari della Ue hanno indicato che il processo ventilato dagli iraniani non farebbe che accelerare il provvedimento di ritiro.