di Giovanni
Spero di riuscire a esprimere il mio fastidio senza trascendere; argomento: la scuola. Mi domando se lo strano silenzio degli ambienti ecclesiastici (oramai pontificano su tutto, sempre, dagli argomenti di pertinenza al costo del proscutto) non sia dovuto al fatto che il progressivo svilimento della scuola pubblica non sia funzionale all’aumento di iscrizioni alle scuole private (al 90% confessionali). Non voglio sindacare sulla qualità di queste scuole, me ne guarderei bene, ma non è forse vero, al di là di tutti i proclami di rito, che la scuola pubblica, vilipesa e tradita, sia progressivamente destinata ad accogliere solo figli di chi non può permettersi rette da migliaia di euro l’anno? Che di questi fanno sempre più parte i figli degli immigrati, che creano sicuramente qualche disagio, se vengono eliminati i mediatori culturali e gli insegnanti di sostegno? Che fare ginnastica dietro il banco o in una bella palestra è differente? Che fare una gita scolastica degna di questo nome è differente dall’andare a visitare la centrale del latte o la filanda del paese vicino? Che anche l’intellighenzia di sinistra, ammesso che questo termine abbia ancora un senso, preferisce la scuola steineriana o salesiana alla «Giovanni Pascoli» della via di fianco a casa? L’offerta formativa delle scuole pubbliche non può essere attraente senza fondi e senza strutture, a prescindere dalla qualità e dalla quantità degli insegnanti.