Tante ore in classe. Troppi docenti, pagati poco e lasciati soli, senza un adeguato metodo di valutazione del loro operato. E, ancora una volta, investimenti pubblici insufficienti e largamente al di sotto della media europea. È una fotografia impietosa quella che l’Ocse fa della scuola italiana nel rapporto presentato il sette settembre.
Nonostante la stroncatura, però, il ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini trova il modo di dirsi soddisfatta: «I risultati della ricerca Ocse evidenziano una serie di criticità del sistema scolastico italiano che ho più volte segnalato. In primo luogo serve la valutazione dei docenti legata alla progressione di carriera. Poi l’Ocse conferma che non sempre la qualità della scuola è legata alla quantità delle ore di lezione e alle risorse investite. È indispensabile accelerare le riforme».
Solo che, le riforme, per il ministro, significano in primo luogo tagli al corpo docente. Perchè, l’urgenza, è quella di risparmiare 8 miliardi di euro. Ma tagliare risorse ad un sistema in crisi è un modo per migliorarlo?
Non la pensa così il professor Benedetto Vertecchi, ordinario di Pedagogia sperimentale a Roma Tre e consulente dell’Ocse secondo cui: «il ministro Gelmini dovrebbe essere messa in grado di leggere i dati dell’Ocse. Sulla scuola l’immagine è deformata, perché le comparazioni sugli organici tra l’Italia e gli altri Paesi è impossibile. Da noi gli 80 mila insegnanti di sostegno sono a carico del ministero della Pubblica Istruzione, mentre nel resto d’Europa, quando ci sono, dipendono dal ministero del Welfare. Noi abbiamo quasi 20 mila insegnanti di religione cattolica assunti con un contratto a tempo indeterminato, caso unico in Europa. In totale fanno 100 mila: un ottavo dell’intero corpo docente».
Vertecchi precisa anche il senso delle troppe ore trascorse in classe dai nostri studenti: «L’Ocse calcola le ore di lezione in classe. Ma nei Paesi con un sistema moderno d’istruzione, più della metà delle ore d’insegnamento si fanno in laboratorio o all’esterno della scuola in Finlandia, che è in testa nelle valutazioni Ocse, alla fine le ore passate a scuola dagli studenti sono molto superiori a quelle italiane. Noi abbiamo un’organizzazione del lavoro ottocentesca, fatta di compiti in classe, esercizi, interrogazioni, quindi il confronto è improponibile».