Spese allegre pagate dai contribuenti, tenori di vita altissimi, favoreggiamenti e sotterfugi per spendere il meno possibile, utilizzando i soldi pubblici. A Londra scoppia la bufera sul governo inglese: coinvolti, oltre al premier Gordon Brown, anche altri 12 ministri. Il quotidiano britannico “Daily Telegraph” ha infatti pubblicato in prima pagina e con grande risalto la lista dei rimborsi spese presentati dal premier e dai suoi uomini e andando in fondo tra le ricevute, è emerso quello che qualcuno ha definito «mancanza di leadership morale» della classe politica.
Andando a “spulciare” i vari rimborsi spese di Gordon Brown ed alcuni suoi ministri si può notare un aumento dei loro introiti, approfittando di una legge che consente ai parlamentari dei rimborsi per le spese di una seconda casa, qualora non siano eletti a Londra. Ecco nel dettaglio i vari sotterfugi utilizzati dai ministri.
Brown ha presentato per due volte il conto dell’impianto idraulico e ha addossato all’erario la gran parte delle spese di ristrutturazione della sua casa in Scozia (tra cui un frigorifero, una cucina Ikea e l’abbonamento alla tv via satellite). Jack Straw, il ministro della giustizia, ha chiesto il cinquanta per cento di sconto sulla sua imposta municipale, ma ha chiesto al Parlamento che gli pagasse l’importo totale. Il ministro al Commercio, Lord Mandelson, ha reclamato migliaia di sterline per ristrutturare la casa nel suo collegio elettorale, nonostante avesse annunciato l’intenzione di dimettersi da parlamentare; e poi l’ha venduta guadagnandoci 136.000 sterline. Hazel Bears, il ministro per le comunità , ha speso 5.000 sterline in pochi mesi per arredare tre diversi appartamenti affittati, e poi ha comprato l’ultimo.
Il “Daily Telegraph” sottolinea anche che la normativa sul sistema di spese è poco rigorosa e difficile da interpretare, ma che il principio fondamentale dovrebbe essere che i rimborsi siano collegati in modo necessario ed esclusivo al lavoro del parlamentare. Di qui, la richiesta di una riforma urgente del sistema per evitare che il denaro del contribuente sia dissipato senza controlli.