L’ONU RIPRENDE AIUTI UMANITARI, ISRAELIANI ALLA PERIFERIA DI GAZA, ABU MAZEN, ”STOP AI COMBATTIMENTI”

Le Nazioni Unite hanno annunciato la ripresa della distribuzione di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, dopo aver ricevuto assicurazioni sulla sicurezza da parte di Israele. L'agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa), pur denunciando una situazione umanitaria «critica», aveva sospeso da giovedì scorso le sue operazioni a Gaza dopo che uno dei suoi convogli era stato colpito da proiettili d'artiglieria israeliani e un autista palestinese era rimasto ucciso. L'Unrwa ha ricevuto «assicurazioni affidabili che la sicurezza del personale dell'Onu, le sue installazioni e le sue operazioni umanitarie saranno pienamente rispettate». Il Comitato internazionale della Croce Rossa ha ridotto venerdì le sue attività a Gaza dopo che uno dei suoi veicoli è stato bersaglio di tiri, apparentemente israeliani.

INDAGINE – L’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani, Navi Pillay, vuole un’indagine «credibile, trasparente e indipendente» su quanto accaduto il 4 gennaio a Zeitoun, dove l’esercito israeliano avrebbe bombardato un edificio dove si trovavano 110 civili, di cui moltissimi bambini, uccidendo trenta persone. Secondo diverse testimonianze i civili erano stati condotti in quel luogo proprio dai soldati israeliani «che hanno ordinato loro di restare all’interno», riferisce un comunicato dell’ufficio dell’Onu per il coordinamento umanitario.

AZIONI MILITARI – Nella notte sono avvenute una quarantina di incursioni aeree che, con i combattimenti di terra, hanno provocato la morte di una quindicina di miliziani. Lo ha reso noto l'esercito di Gerusalemme. Fonti mediche palestinesi hanno indicato che le vittime dell'inizio delle operazioni sono «oltre 800». Intensi combattimenti sono stati segnalati intorno alla strada costiera a nord di Gaza City (spesso utilizzata per il lancio di razzi), dove le truppe israeliane sono arrivata a circa 1,5 km dalla città, prima di ripiegare. Hamas ha proseguito nel lancio di razzi contro Israele e ha affermato di aver colpito una base militare israeliana a 27 chilometri da Tel Aviv.

DIPLOMAZIA – Il ministro degli Esteri palestinese, Riad Malki, ha denunciato Israele e Hamas per il «totale mancato rispetto» della risoluzione 1860 del Consiglio di sicurezza dell’Onu, con la quale si chiede un immediato cessate il fuoco. Secondo il ministro degli Esteri, Franco Frattini, Israele ha respinto la risoluzione Onu «perché non si sente rassicurata sulla possibilità che Hamas, che ha provocato questa tragedia violando la tregua, la smetta di riarmarsi e lanciare razzi». Il ministro degli Esteri israeliano, Tzipi Livni, in un'intervista al Washington Post si è rifiutata di indicare i tempi dell'operazione «Piombo fuso», precisando però che non si tratta di una «occupazione. È una guerra al terrorismo: non chiediamo alla comunità internazionale di combattere con noi, ma di darci comprensione e un po’ di tempo».

ABU MAZEN – Il presidente dell'Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, dal Cairo ha lanciato un appello a Israele e Hamas per una tregua immediata. «Israele deve accettare il piano franco-egiziano o dovrà assumersi la responsabilità del conflitto a Gaza», ha detto Abu Mazen, secondo il quale però anche Hamas deve accettare «senza esitazioni» il piano di pace perché possa venire applicato il cessate il fuoco. Il presidente palestinese ha difeso l’ipotesi del dispiegamento di una forza internazionale a Gaza.

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