Lotta alla mafia e impegno nazionale per aiutare lo sviluppo di un Meridione paralizzato

Il governatore della Campania, ed esx sindaco di Napoli, Antonio Bassolino

Lo sviluppo del Sud è bloccato da marginalità e assistenzialismo politico. Lo sostiene Carlo Carboni in un articolo, pubblicato sul Sole 24 Ore. L’autonomia politico-istituzionale promessa dal federalismo fiscale rischia di rimanere tale solo sulla carta. Con il rischio di un’autonomia «senza sviluppo».

Il concetto di autonomia cominciò a serpeggiare al Sud a metà degli anni Novanta, all’epoca dei cosiddetti “nuovi sindaci”. Quelli alla Bassolino, per intenderci. Ma i buoni propositi rimasero solo nelle intenzioni, e i nuovi governanti si adattarono al modo di fare dei loro predecessori, e fecero «prevalere comportamenti familistici e localisti, che restano i due grandi collettori, tra loro sinergici, per la raccolta del consenso da veicolare nel mercato politico».

A questi comportamenti si aggiungono anche le infiltrazioni di stampo criminale negli affari politici, che hanno fatto tornare in auge il voto di scambio. Il ritorno alle logiche della Prima Repubblica, secondo Carboni, ha portato ad un clima di sfiducia tra gli elettori meridionali, che molte speranze avevano invece riposto in questa ondata di novità.

Ma, soprattutto, ha danneggiato i mercati economici, che in questo modo si distanziano sempre più dagli standard minimi europei. Una controtendenza rispetto alle «cifre colossali spese dalla collettività».

Dunque la soluzione che Carboni delinea è quella di una «exit strategy» per far sì che il federalismo non sia un’occasione sprecata. Il primo passo è sostenere le imprese che hanno denunciato il potere mafioso, poi occorre «un patto nazionale sullo sviluppo del Mezzogiorno, al di fuori della retorica».

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Alberto Francavilla