Mare Nostrum, Lampedusa abbandonata: non è storia di naufraghi ma di un italiano malato di mente scomparso in mare perché sull’isola non c’è un ospedale.
I fatti innanzitutto. Il 21 ottobre, eravamo di venerdì, un uomo scompare dal traghetto che collega Lampedusa a Porto Empedocle. Questa è la notizia in breve che appare sulle agenzie. La notizia mi colpisce, per la mia passione per Lampedusa, la Frontiera dell’Europa.
All’inizio pensai ad un migrante, per luogo comune, dato il flusso migratorio che approda sull’isola. Magari si era imbarcato clandestinamente, pensai, e poi scoperto si era lanciato in mare.
Approfondendo scopriamo che l’uomo era un ragazzo di Lampedusa, Pietro Amato, ventotto anni, affetto da disturbi mentali. Era in trasferimento sul traghetto per TSO, trattamento sanitario obbligato, in una struttura ospedaliera in Sicilia, probabilmente a Palermo dalla cui ASP dipende l’isola pelagica. Il trasferimento non venne effettuato per elisoccorso, verranno approfondite le cause. Era sedato nella sua cabina, accompagnato da personale apposito, e poi ad un tratto scompare. Per giorni ci sono ricerche sul Canale di Sicilia ma non viene ritrovato. Questi sono i fatti.
Quello che rimarca dall’analisi dei fatti può essere diviso in due valutazioni. La prima è che quel braccio di Mare, ancora una volta, non è più il Mare Nostrum, un Canale di sviluppo e comunicazione tra i popoli del Mediterraneo, anche di guerre e di conquiste, dai tempi dei Fenici e Cartaginesi, dei Greci e dei Romani, fino a i giorni nostri.
Ma la guerra nella sua tragicità ha un non senso strutturato. Oggi quel canale è un Mare “Mostrum”, un gorgo abitato da mostri marini, che come nei miti antichi ingoia vite con una casualità che ci lascia sconcertati. Vite che potevano avere altri destini, percorsi umanità che si interrompono, scomparendo tra i flutti e inabissandosi. Il Fato, il Destino si riprende il suo potere di casualità contro il Prometeo padre dell’Occidente. È dell’altro giorno la notizia della scomparsa di due piccole bambine migranti.
Pietro Amato non aveva scelto, come, anche se costretti da necessità ineludibili, fanno i migranti, solcare quel Mare. Ci è stato costretto da uno Stato che non è riuscito a tutelarlo. Come se la sua fosse una vita senza significato, non degna di essere vissuta. Questa è spesso, molto spesso, la condizione delle persone affette da patologie mentali. Un vulnus che sta crescendo in maniera virale nella razionalità inconcludente di uno Stato autodefinito Civile.
L’altra valutazione sconfortante non è incidentale, come può essere la scomparsa di Pietro. Pietro Amato è scomparso in mare perché quell’isola, la sbandierata Porta d’Europa, in mezzo al Mediterraneo, non è dotata di strutture sanitarie adeguate. Non c’è, nonostante la lontananza dalla costa, e lo stress dovuto alla migrazione, un presidio ospedaliero.
Lampedusa è il forte abbandonato dove si recava Il tenente impersonato da Kevin Kostner in balla coi lupi, perché voleva vedere la Frontiera prima che scomparisse. Solo che lì non ci sono i lupi, ci sono gli squali, che puoi incrociare nei pressi di Lampione, e che da tempo hanno fatto conoscenza della carne umana.
Può uno Stato Civile, Europeo, lasciare così indifesa, senza gli elementari diritti, una popolazione, una comunità occidentale? Perché a Lipari o all’Elba c’è un ospedale, e a Lampedusa, dove Ministri e Presidenti della Commissione Europea, e financo Papi, vanno a portare il senso di colpa dell’Europa e dell’Italia, non ci sono strutture sanitarie adeguate?
Da questo semplice ed ineludibile elemento di latitanza dello Stato è chiaro il perché Pietro Amato è morto. È stata dallo stesso Stato, per il tramite della magistratura, aperta un’inchiesta, che cercherà, lapalissianamente, capri espiatori. La verità è trasparente come le acque di Lampedusa. Lo Stato dovrebbe processare se stesso. I pescatori di Lampedusa possono facilmente affermare che con la costituzione, volutamente minuscola, ci possono incartare il pesce, ma non campare.
Alla vita di Pietro Amato bisognerebbe dare significato, e sulla sua scomparsa intraprendere una battaglia di civiltà. Lui era fragile, non era sano, ma nemmeno noi lo siamo.