È un Mentana sorprendente quello che si è presentato alla Festa del Pd in corso a Genova. Inaspettata è apparsa la sua difesa delle reti Mediaset, che l’ex direttore del Tg5 aveva violentemente attaccato, definendole «comitato elettorale», in una lettera inviata a Fedele Confalonieri. La missiva, contenuta nell’ultimo libro di Mentana, era stata il preludio alle proprie dimissioni.
Nella platea democratica, erano probabilmente molti quelli che si aspettavano un altro attacco alle televisioni del premier. Invece l’ideatore di “Matrix” ha elogiato pubblicamente la libertà della quale ha goduto all’interno dell’azienda berlusconiana, a partire dagli esordi con il Tg5.
«Chiedete a qualsiasi giornalista cosa sognerebbe di fare e vi risponderà che il suo massimo è un nuovo giornale, con collaboratori tutti scelti da lui. Insomma, il Tg5», ha spiegato agli spettatori increduli. E d’altronde l’unica indicazione ricevuta dall’attuale presidente del Consiglio fu quella di agire come meglio credeva. Altro che la Rai, nella quale si sentiva «un pensionato a 34 anni».
Dal palco genovese, Mentana smonta anche un altro teorema, quello secondo il quale i programmi Mediaset sarebbero stati studiati su misura per costruire la fabbrica del consenso berlusconiana. Programmi come «il Grande Fratello, Beautiful e La ruota della fortuna» vanno infatti in onda in qualsiasi altro Paese.
Anzi, proprio su questo punto, il giornalista affonda il colpo con il centrosinistra, che rischia sempre più di «perdere il contatto con l’uomo della strada». La chiusura è invece dedicata allo spostamento di voti che provocherebbe la linea del Tg4. «Se mi trovate qualcuno che vota Berlusconi perchè ha visto il tigì di Fede, allora mi arrendo».