Due le specie più comuni: la Pelagia noctiluca e la Rhizostoma pulmo: ombrello bruno marrone, dai tentacoli anche lunghissimi e caratteristica opalescenza la prima; bordi blu-violetto su un corpo dal colore lattiginoso la seconda. Entrambe urticanti. Più piccola, ma non meno tremenda la Velella, forma a disco, con un accenno di vela: appare come una moneta da due euro trasparente. Numeri incalcolabili anche per lei, ma sempre nell’ordine di milioni. Un esercito variegato, quindi, quasi in assetto di guerra al centro del Mediterraneo, che lascia al caso il momento dell’attacco. «Come fermarle? Per cominciare, attuando un censimento — spiega il ricercatore —, occorre sapere con precisione quante meduse ci sono e dove sono localizzate. Per il resto c’è bisogno di un’azione comune con gli altri Paesi: un piano internazionale per far fronte all’emergenza». In prima linea Spagna e Francia dove sono già al lavoro le golette, punti di osservazione che valutano specie e presenze. A salvaguardia del turismo, poi, in diverse località, come per esempio in Costa Azzurra, sono state collocate delle reti in prossimità dei lidi, per arginare l’invasione. In più, sempre in Francia, i bollettini del mare danno anche «le rotte delle meduse».
«Ma il problema non sono le spiagge, ma quello che sta succedendo ai nostri mari» fa notare Josep-Maria Gili, esperta in meduse, dell’istituto di Scienze marine di Barcellona, che dalle pagine dell’Herald Tribune lancia l’allarme mondiale. Cambiamenti climatici, inquinamento delle acque costiere, diminuzione dei pesci che mangiano le meduse, come tonni e pesci spada: un quadro planetario, più accentuato però nel Mediterraneo. «Se non si può intervenire sui cambiamenti climatici, vero è che è possibile agire sugli altri due fronti — sottolinea Greco — per esempio regolare la pesca e fare in modo che certe zone costiere utilizzino i depuratori». Non da meno i tempi di intervento: «Bisogna agire il più presto possibile — insiste il ricercatore —, per dare un’idea di che cosa può aspettarci, ecco un episodio accaduto lo scorso anno in Scozia: due allevamenti di salmoni andarono distrutti a causa delle meduse: erano talmente tante che i pesci soffocarono». Più recente quanto è successo al largo del Tirreno, tra Campania e Calabria: lo scorso giugno i pescherecci a strascico hanno raccolto 400 chili di meduse ogni calata di rete. Meduse dal peso di pochi grammi