Un blitz dei Nas contro il doping, con oltre sessanta denunciati fra i quali sei modenesi, segnala solo la punta di un iceberg: l’uso di sostanze proibite e pericolose per la salute è diffuso più di quanto si pensi e riguarda non solo lo sport agonistico, ma anche le attività amatoriali.
L’allarme è lanciato dai medici del Centro regionale antidoping, che ha sede a Modena, Ferdinando Tripi (direttore), Gustavo Savino (farmacologo), Sabrina Severi (nutrizionista) e Chiara Luppi (dietista).
A rischio i giovani, ma non solo. «I sequestri effettuati dalle forze di polizia fanno pensare che il mercato di queste sostanze sia molto ampio e che riguardi tra le 5 e le 600.000 persone in Italia» spiegano i medici.
Un fenomeno che proprio il centro modenese di Medicina dello sport può monitorare: fra il 7 e l’8% di chi si sottopone alla visita di idoneità risulta aver assunto sostanze dopanti. Amatori e dilettanti che, di fronte allo specialista che spiega i pericoli, problemi cardiovascolari, infertilità, malattie del fegato e al pancreas, rispondono spesso con un “non è un problema”.
I medici puntualizzano: «Il mercato è anche facilitato dal basso costo di queste sostanze, dalla diffusone di modelli culturali e sociali in cui l’impegno ed il miglioramento personale, perseguito onestamente, indipendentemente dal risultato finale, spesso non è sufficientemente valorizzato e sostenuto né dalla famiglia né dalla società. Anche modelli estetici “da palestra” possono essere cercati ed incentivati con scorciatoie farmacologiche invece che con il lavoro ed il rispetto del proprio corpo»
Secondo i medici occorre dare una precisa dimensione del rischio nel quale ci si può imbattere utilizzando sostanze dopanti o adottando comportamenti rischiosi come il fumo, l’inattività fisica e la cattiva alimentazione, l’utilizzo incongruo di integratori o supplementi alimentari. Le sostanze dopanti sono pericolose e l’informazione è la prima fonte di prevenzione.