Nuovi leader, comando locale e reclutamento di massa. Ecco come resistono i Talebani

A tessere la tela è sempre lui, il mullah Omar, l’uomo che dirige il movimento talebano dal suo nascondiglio pakistano. Ma l’organizzazione dei terroristi, in questi anni, è cambiata sensibilmente. Prima di tutto, il sistema di comando è leggero e “orizzontale”: ci sono una serie di leader locali che godono di ampia autonomia. Il modello ideale per resistere all’offensiva e alle pesanti perdite accusate dai talebani negli ultimi 12 mesi, grazie anche alla continuo afflusso di nuove reclute che riempono le basi dei guerriglieri.

Grazie a questa strategia, i talebani controllano oggi oltre il 70% del territorio afghano. Ma chi sono questi capi locali? In Afghanistan, uno di quelli in maggiore ascesa è il mullah Zakir, con un passato da prigioniero a Guantanamo che ne alimenta la leggenda, specialista in agguati con esplosivi e imboscate.

Poi c’è il mullah Berader, detto “l’uomo dalle venti vite”: dato più volte per morto in raid occidentali, il leader talebano è sempre riapparso, dopo qualche mese, in perfetta forma. Per i kamikaze, invece, gli specialisti sono gli uomini del clan Haqqani. Su uno dei membri della famiglia, il giovane Siraj, pende una taglia di 5 milioni di dollari.

Tra gli uomini di Al-Qaeda, invece, spicca l’ex chimico esperto di informatica Abu Yahya Al Libi evaso, hel 2005 dalla prigione americana di Bagram e diventato leader dei talebani grazie alle sue frequenti apparizioni video.

Ma, al di là dei capi, a dare linfa ai talebani sono sempre le reclute che arrivano in massa, soprattutto in Pakistan, per ingrossare le file della guerriglia degli estremisti islamici.

Published by
Emiliano Condò