Si segnala un articolo di Paul Kennedy, uno dei maggiori pensatori sociali del nostro tempo, pubblicato oggi su “International Herald Tribune”, intitolato “In Praise of caution”.
«L’elogio della cautela» di fronte agli attacchi mossi nei confronti del presidente Obama, accusato di essere troppo «timido e passivo» in merito alle orribili vicende di sommosse e repressioni che stanno sconvolgendo l’Iran.
Perché proprio l’America, che spesso si è autoproclamata leader del “Free World”, non si espone davanti a quello che sta succedendo? Il fatto che ci siano dei posti nel mondo verso i quali gli Usa non siano strategicamente interessati, diventa incomprensibile. Eppure sono almeno due le ragioni intorno alle quali ruota questa strategia americana, sostiene Paul Kennedy, che è cambiata a partire dal 1945.
L’idea che gli Stati Uniti debbano imporsi in posizione di cavalleria davanti agli equilibri globali, potrebbe risultare disastrosa. A volte per preservare il potere si devono scegliere alcune aree di influenza e rinunciare ad altre. Adesso non è il momento per Mr. Obama di essere «più deciso» nei confronti della situazione in Iran, perché non c’è nulla per gli americani da decidere. Ora è meglio seguire la politica di uno dei suoi più grandi predecessori, Theodore Roosevelt: «Parla dolcemente, ma portati appresso un grosso bastone».