La riserva è stata sciolta ieri da parte del presidente americano: George W. Bush dal Giappone ha detto di aver deciso da tempo che alla cerimonia di apertura dei Giochi ci sarà, perché non andare "sarebbe stato un affronto" verso il popolo cinese. Anche il premier giapponese Yasuo Fukuda sarà presente, e non dovrebbe mancare neppure Nicolas Sarkozy, che – secondo il quotidiano francese Le Monde – "salvo catastrofi" parteciperà all’inaugurazione delle Olimpiadi.
Continuano però le proteste delle organizzazioni in difesa dei diritti umani, che vedono nella presenza di leader internazionali all’apertura dei Giochi un regalo per il governo di Pechino nonostante gli scarsi progressi in fatto di rispetto dei diritti e delle libertà individuali. Diverse associazioni hanno lanciato nei mesi scorsi un appello a boicottare i festeggiamenti, chiedendo ai leader occidentali un gesto di protesta contro la repressione cinese in Tibet. Appello raccolto, per ora, dal cancelliere tedesco Angela Merkel e dal premier britannico Gordon Brown.
Anche in Italia le discussioni sono state accese, ma oggi il presidente del Consiglio ha svelato il suo orientamento, sottolineando come quella di Pechino 2008 sia "un’occasione da non perdere". Nel difendere la sua decisione di andare alla cerimonia dell’8 agosto, Bush ha sottolineato che non è necessario boicottare le Olimpiadi, penalizzando anche gli atleti, per esprimere la sua posizione sul problema del libertà religiosa ed i diritti umani in Cina. Anzi, non andare, per Bush "renderebbe più difficile parlare nel modo più franco alla leadership cinese".