OLIMPIADI DI PECHINO: IL BELLETTO DELL’OLIGARCHIA COMUNISTA

Il Corriere della Sera pubblica un editoriale di Ernesto Galli della loggia sullo scopo politico delle Olimpiadi di Pechino intitolato ”Il prezzo dei Giochi”. Lo riportiamo di seguito:

”Come sempre ci appassioneremo all’impegno agonistico di tutti gli atleti per superare se stessi e l’avversario. Come sempre faremo naturalmente il tifo per gli Azzurri, e come sempre sentiremo qualcosa muoversi dentro di noi ogni volta che vedremo il tricolore salire sul pennone accompagnato dall’inno di Mameli.

Ma anche assistendo ad una gara sportiva e tifando per i nostri non potremo certo smettere di essere interamente noi stessi. E percio’ di considerare le Olimpiadi non soltanto un insieme di gare e di record, di accoglienza efficiente e di impianti strepitosi: da molto tempo, infatti, esse sono pure qualcos’altro. A decidere dove si tengono, ogni quattro anni il Comitato olimpico internazionale (Cio), un gruppo di signori discretamente avidi, con un passato macchiato da numerosi episodi di corruzione, e comunque orientati a prendere le proprie decisioni fondamentalmente in base ai proventi ricavabili dalle sponsorizzazioni e dalla vendita dei diritti televisivi. Non meraviglia che non abbiano nessun problema a far cadere la loro scelta su regimi dittatoriali: sono proprio questi, infatti, che, se vogliono, possono spendere piu’ soldi e dunque far riuscire piu’ grandiosa e spettacolare la manifestazione, rendendola cosi’ piu’ reclamizzabile e appetibile. Il perche’ e’ facile da indovinare: i regimi di questo tipo sono i piu’ interessati al profitto politico ricavabile dall’investimento olimpico. La scelta della Cina e’ stata percio’ una scelta avveduta: un grande Paese in crescita impetuosa e con una quantita’ di risorse da spendere, un regime sicuro del fatto suo ma spasmodicamente bisognoso di far dimenticare le proprie brutture. All’oligarchia comunista cinese i Giochi olimpici servono soprattutto a questo, come un belletto.

E chi oggi proclama la necessaria separazione tra lo sport e la politica avrebbe forse fatto bene a dire qualcosa anche di fronte al prolungato, massiccio tentativo, fattosi sempre piu’ asfissiante negli ultimi mesi, da parte del regime di Pechino, di usare propagandisticamente le Olimpiadi. Non era, non e’ politica pure questa? Mai come stavolta i Giochi servono anche ad uno scopo politico (va bene: anche, ma anche pesante come un macigno). In questo caso servono a nascondere l’altra faccia del miracolo cinese: la repressione spietata delle minoranze nazionali e di qualunque richiesta di diritti politici e sindacali, il record mondiale delle esecuzioni capitali, il sostegno ai regimi piu’ impresentabili del pianeta (dalla Birmania allo Zimbabwe, al Sudan), lo sfruttamento bestiale nelle fabbriche, le condizioni miserabili di tanta parte delle campagne, la catastrofe ecologica diffusa; e infine la presenza al vertice di una casta chiusa e corrottissima. Lo sviluppo economico cinese ha costi umani, sociali e politici orribili, ed e’ per nascondere questi costi che sono state organizzate le Olimpiadi di Pechino: distruggendo le abitazioni di migliaia di famiglie per far posto agli stadi, deportando fuori citta’ decine di migliaia di persone per ragioni di ”ordine pubblico”, in pratica sottoponendo da tempo la capitale cinese ad un vero e proprio stato d’assedio. Ogni cosa ha il suo prezzo, si sa, ma cosa restera’ mai degli ideali olimpici, mi chiedo, dopo che ne avranno pagato uno cosi’ alto”?

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