A poche ore dalla dalla conclusione del suo tormentato viaggio intorno al mondo, segnato dalle proteste degli esuli tibetani e dei gruppi per i diritti umani, la fiaccola olimpica è arrivata alla Grande Muraglia cinese. E’ stata accolta da centinaia di persone in festa nella foschia del mattino. La folla ha sventolato bandiere cinesi, lanciato confetti sui tedofori e urlato a perdifiato «forza Cina, forza Olimpiadi!». Ora il simbolo dei Giochi si trova a soli cinquanta chilometri dalla capitale Pechino, dove venerdì si aprirà la prima Olimpiade della storia in terra cinese. L’ultima contestazione è avvenuta ieri proprio nella capitale. Quattro attivisti hanno issato striscioni inneggianti alla libertà del Tibet vicino allo stadio olimpico, il Nido d’Uccello.
ALLARME AL CENTRO STAMPA – Intanto la tensione rimane alta per l’ennesimo allarme-bomba. I controlli all’ingresso del centro stampa delle Olimpiadi, si sono improvvisamente intensificati, e centinaia di giornalisti e operatori accreditati sono stati bloccati al check elettronico con la richiesta di un bollino speciale sull’accredito che nessuno aveva. File lunghissime e proteste ma nessuno dell’organizzazione ha saputo dare spiegazioni perchè l’ordine era partito dalla polizia. «È arrivata la voce non verificata di un ordigno a bordo di un bus vicino all’Acquatic Centre», ha spiegato un alto funzionario del comitato organizzatore (Bocog), chiedendo di non essere citato.
APPELLO PER DIRITTI UMANI – Da Blanca Vlasic a Antonietta Di Martino; da Dayron Robles a Irving Saladino; da Dee Dee Trotter a Tero Pitkamaki. Gente che non scherza, che è a Pechino per vincere medaglie. Gente che vive di atletica ad alto livello, di sponsor e di contatti. Questi e molti altri atleti anche di specialità non presenti ai Giochi (oltre centoventi in tutto), hanno firmato un appello al presidente cinese Hu Jintao perché "permetta una soluzione pacifica" della questione tibetana, protegga "le libertà di espressione, di religione e di opinione "nel suo Paese incluso il Tibet", perché assicuri che i difensori dei diritti umani "non siano più intimiditi e imprigionati", per "fermare la pena" di morte.
La lettera compare, seguita da tutte le firme fin qui raccolte sul sito tedesco (legato ad Amnesty international) "sportsforpeace.de (www.sportsforpeace.de) visibile anche a Pechino.
