Il Corriere della Sera pubblica un commento di Beppe Severgnini sulle Olimpiadi di Pechino intitolato ”Il gigante con la mano legata”. Lo pubblichiamo di seguito:
”La Cina è un gigante che fa piccoli doni. Ai giornalisti accreditati è stato regalato uno zaino di piccoli gadget, compreso il “ventilatore Usb”: si attacca al computer, e funziona (visto il caldo, grazie). E’ un gigante ingannevole, la Cina, perché è attento e acuto. Mai scambiare un sorriso con l’ingenuità, da queste parti.
Ma è un gigante con una mano legata. L’altra è libera, e i cinesi la temono. La mano che potrebbe alzarsi sugli ospiti, invece, è bloccata. Oggi inizia, tra immaginabile sfarzo e prevedibile retorica, la XXIX Olimpiade. Nessuno, tra i dirigenti, vuole uno scandalo che guasti sette anni di lavoro. Controlli, censure, vigilanza, espulsioni: tutto avviene, per adesso, senza clamore.
Dell’impotenza (relativa) del regime si fanno forti in molti. Pochi governanti, in Occidente, hanno rinunciato a pronunciare l’espressione “diritti umani”. Ieri ha voluto dire la sua anche il ministro Frattini, arrivato in città. La UE, tramite Sarkozy, presenterà una lista di perseguitati: peccato che il regime li conosca già.
Qualcuno ha chiesto agli atleti di non sfilare e non gareggiare; e perchè? Il presidente del Coni Petrucci ha ragione: "Perché si chiede allo sport di sostituire la politica?". "Perché non si chiede agli industriali di disertare la Cina?". Risposta: perché alla politica e all’economia, boicottare la Cina, costa. Allora si scarica sullo sport. Operazione gratuita, ma meschina.
Gli atleti sfileranno, come atteso; e poi gareggeranno, com’è giusto. Una previsione: approfittando della costrizione del gigante, molti faranno gesti e dichiarazioni in favore dei diritti umani e del Tibet. Il Coni, alla fine, lascerà fare. Sarà interessante vedere come reagirà il Comitato Olimpico Internazionale (Cio), sempre galante con le autocrazie. Ma sarà più importante – anzi, decisivo – vedere cosa farà il gigante alla fine dei Giochi, quando riavrà le mani libere.
Se Pechino capirà quello che finora ha ignorato – la reputazione non si conquista solo con la tecnologia e gli impianti, ma coi diritti e la giustizia – allora avremo vinto tutti una medaglia di speranza. Vale più dell’oro”.
