Poco prima che la giuria si ritirasse in camera di consiglio, piangendo aveva chiesto «perdono innanzi a Dio» per la morte della signora Reggiani. «Spero che giustizia sia fatta. Io mi sento colpevole per quello che ho fatto, ma ho solo rubato la sua borsa», ha dichiarato il romeno. «Non ho fatto altro, non l’ho ammazzata. Mi dispiace di ciò che è successo quella sera. Chiedo scusa a lei, signor presidente, alla corte, e a tutti i presenti in aula». Dopo la sentenza, il difensore di Mailat ha annunciato ricorso.
REPLICHE – Prima dell’intervento di Mailat c’erano state brevi repliche da parte del pubblico ministero Maria Bice Barborini, che martedì aveva chiesto la condanna di Mailat all’ergastolo, e dell’avvocato di parte civile, nonché le controrepliche dello stesso difensore di Mailat che ha chiesto l’assoluzione per il suo assistito in base all’articolo 530 comma secondo (che equivale alla vecchia formula dell’insufficienza di prove) e, in subordine, l’assoluzione dal reato di violenza sessuale.
ALEMANNO – «Non voglio entrare in polemica con la decisione dei magistrati, ma la sentenza di oggi su Mailat mi lascia molto amareggiato». Così ha commentato il verdetto il sindaco di Roma Gianni Alemanno. «Come è possibile che una persona riconosciuta colpevole di un crimine così grave, come quello perpetrato nei confronti della signora Reggiani, non venga condannata all’ergastolo? – sottolinea Alemanno – Leggeremo il dispositivo della sentenza ma mi auguro che il pm si appelli contro questa decisione che turba la coscienza dei romani».
ORMANNI – «Il lavoro è stato fatto bene anche grazie alla collega Barborini che ha sostenuto validamente l’accusa in dibattimento» è invece il commento di Italo Ormanni, attuale capo dipartimento degli affari di giustizia che, come procuratore aggiunto, ha seguito tutte le indagini sul delitto Reggiani. «Dato il tipo di sentenza che ha riconosciuto le attenuanti equivalenti alle aggravanti – ha proseguito Ormanni -, penso che la procura possa ritenersi soddisfatta».