Le Nazioni Unite hanno deciso di sospendere l’invio di aiuti umanitari in Birmania dopo che la giunta militare ha confiscato quelli che erano stati fino ad ora inviati.«Non abbiamo altra scelta», ha spiegato da Bangkok Paul Risley, il portavoce del programma alimentare dell’Onu, il Pam. La notizia arriva nello stesso giorno in cui l’associazione Medici senza frontiere annuncia la partenza del primo volo cargo con aiuti umanitari per la popolazione colpita dal ciclone Nargis.
In particolare, secondo quanto ha spiegato Risley, è stato requisita dai soldati una spedizione che comprendeva 38 tonnellate di biscotti ad alto valore energetico. Non è chiaro, ha spiegato il portavoce, perché la confisca sia stata effettuata. Quello che è certo che per il momento il flusso degli aiuti resta interrotto.
Continua insomma ad essere contradditorio il comportamento della giunta militare che governa la Birmania che a cinque giorni dal disastroso passaggio del ciclone Nargis, che ha lasciato forse 100 mila morti e oltre un milione e mezzo di sinistrati, ha ribadito che non è gradito personale di soccorso straniero, ma ha invece confermato che domani si terrà , nonostante le condizioni del Paese, il previsto referendum costituzionale, invitando con un messaggio alla tv la popolazione a votare «sì». Ancora stamani la giunta ha fatto sapere, tramite i giornali, che, dopo che un aereo di aiuti e personale dal Qatar è stato respinto ieri – stamani è stata anche respinta un’equipe medica del Bangladesh, rivela l’Ong «Save the Children» -, «il Myanmar (il nome dato dalla giunta al Paese, ndr) non è pronto al momento a ricevere squadre di soccorso o di informazione da Paesi stranieri. Ma al momento il Myanmar sta dando priorità ad accogliere gli aiuti umanitari e a distribuirli alle zone colpite dal ciclone con le sue proprie risorse».
Nella comunità internazionale montano intanto le critiche e le pressioni sul regime militare birmano, preoccupato più di non perdere il ferreo controllo sulla popolazione che di garantire i soccorsi dopo il disastro. Oggi il primo ministro thailandese, Samak Sunderavej, ha annullato una prevista visita in Birmania dopo l’annunciata chiusura della giunta al personale straniero: «Dopo che hanno detto che il personale straniero non è benvenuto non ha senso che io vada là », ha detto Sunderavej.
