In particolare, secondo quanto ha spiegato Risley, è stato requisita dai soldati una spedizione che comprendeva 38 tonnellate di biscotti ad alto valore energetico. Non è chiaro, ha spiegato il portavoce, perché la confisca sia stata effettuata. Quello che è certo che per il momento il flusso degli aiuti resta interrotto.
Continua insomma ad essere contradditorio il comportamento della giunta militare che governa la Birmania che a cinque giorni dal disastroso passaggio del ciclone Nargis, che ha lasciato forse 100 mila morti e oltre un milione e mezzo di sinistrati, ha ribadito che non è gradito personale di soccorso straniero, ma ha invece confermato che domani si terrà, nonostante le condizioni del Paese, il previsto referendum costituzionale, invitando con un messaggio alla tv la popolazione a votare «sì». Ancora stamani la giunta ha fatto sapere, tramite i giornali, che, dopo che un aereo di aiuti e personale dal Qatar è stato respinto ieri – stamani è stata anche respinta un’equipe medica del Bangladesh, rivela l’Ong «Save the Children» -, «il Myanmar (il nome dato dalla giunta al Paese, ndr) non è pronto al momento a ricevere squadre di soccorso o di informazione da Paesi stranieri. Ma al momento il Myanmar sta dando priorità ad accogliere gli aiuti umanitari e a distribuirli alle zone colpite dal ciclone con le sue proprie risorse».
Nella comunità internazionale montano intanto le critiche e le pressioni sul regime militare birmano, preoccupato più di non perdere il ferreo controllo sulla popolazione che di garantire i soccorsi dopo il disastro. Oggi il primo ministro thailandese, Samak Sunderavej, ha annullato una prevista visita in Birmania dopo l’annunciata chiusura della giunta al personale straniero: «Dopo che hanno detto che il personale straniero non è benvenuto non ha senso che io vada là», ha detto Sunderavej.