Picchiato dagli addetti alla sicurezza dentro il Palazzo di Vetro dell’Onu, arrestato e ora chiamato a difendersi in tribunale dall’accusa di aver assalito degli agenti. È successo tutto a Nicola Baroncini, un giovane di 35 anni da sei anni dipendente delle Nazioni unite.
La rissa scoppiata lo scorso 22 giugno, secondo lui, è solo la conclusione di una vicenda che mette in luce il livello di nepotismo della gestione dell’attuale segretario generale Ban Ki-moon. Baroncini, infatti, ha partecipato a un concorso per diventare “assistente speciale” del vicedirettore dell’ufficio Asia e Pacifico Ligia Elisondo. A quella gara, l’italiano arriva quarto e per lui, dunque, porte chiuse per l’incarico. Quello che però lo fa arrabbiare è che due mesi prima aveva casualmente intercettato una mail del sottosegretario generale Alan Doss inviata alla Elisondo proprio per ringraziarla dell’opportunità concessa a sua figlia. Settimane dopo, la vincitrice del concorso sarà la russa Violeta Maximova che però rinuncia al posto. Subentra allora la seconda classificata, Rebecca Doss, la figlia di Alan.
A quel punto, Baroncini, originario della valtellinese Delebio, si presenta all’ufficio della Elisondo e chiede spiegazioni: proprio lì si scatena la baruffa con i bodyguard. Ora lo aspetta il tribunale, ma promette: «Non mi faccio intimidire, voglio fare luce su questa storia. Se sarà necessario, sarò io a trascinare davanti a un giudice l’Onu».