«STOP ALLE OPERAZIONI» – L’accordo fra Sarkozy e Medvedev arriva nel giorno in cui il Cremlino ha annunciato la fine delle operazioni militari nelle regioni separatiste georgiane, Abkhazia e Ossezia del sud. Nonostante la Georgia abbia continuato a denunciare che i bombardamenti da parte dei russi non si sono fermati. «Possiamo discutere la questione di una soluzione definitiva se sono rispettate due condizioni», ha spiegato Medvedev prima di incontrare il presidente francese Nicola Sarkozy. «La prima è che le truppe georgiane devono tornare alle posizioni iniziali ed essere parzialmente demilitarizzate. In secondo luogo, dobbiamo firmare un documento giuridicamente vincolante sul non uso della forza», ha aggiunto. «Sulla base del vostro rapporto ho deciso di concludere l’operazione per costringere le autorità georgiane alla pace», ha dichiarato il leader del Cremlino durante un incontro con il capo dello Stato maggiore e con il ministro della Difesa, affermando che lo scopo dell’operazione bellica è ormai stato raggiunto. Lo riferiscono le agenzie russe. Nello stesso tempo il leader del Cremlino ha ordinato di «eliminare l’aggressore» in caso di ulteriori ostilità da parte delle forze georgiane.
«USCIAMO DALLA CSI» – «Malgrado il presidente russo abbia annunciato la sospensione delle operazioni militari contro la Georgia – si legge in una nota del governo georgiano – jet russi stanno bombardando i villaggi di Ruisi e Sakoringo». Mosca da parte sua smentisce i nuovi bombardamenti. Intanto, alle migliaia di persone, circa 150 mila, radunate a Tbilisi, il presidente georgiano Mikhail Saakhasvili ha detto che il suo paese uscirà dalla Comunità degli Stati Indipendenti (Csi, ex Urss tranne i tre paesi baltici).
LA SITUAZIONE SUL CAMPO – Truppe russe ferme sulle loro posizioni, pronte ad intervenire in caso di una violazione della tregua, e militari georgiani in fase di ritiro. È questa, al momento, la situazione sul campo nel conflitto russo-georgiano legato alle regioni separatiste dell’Ossezia del sud e dell’Abkhazia, secondo il vice capo dello stato maggiore russo, Anatoli Nogovitsin, citato dall’agenzia Interfax. «Se la Georgia viola la tregua, la Russia sarà costretta a rispondere adeguatamente», ha spiegato. Quanto alle truppe russe, «ora hanno ricevuto l’ordine di fermarsi dove sono», ha aggiunto. L’esercito georgiano, invece, «è sulla difensiva e in alcune aree sta proseguendo il ritiro delle truppe nei suoi territori», ha concluso. Intanto le truppe georgiane si sono ritirate dalla gola di Kodori, in Abkhazia, dove Tbilisi aveva installato un avamposto nel 2006. Lo riferisce il ministero degli interni abkhazo citato da media on line russi.
BUSH CHIAMA BERLUSCONI – Il presidente americano George W. Bush ha avuto una conversazione telefonica con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, per discutere della crisi in Georgia. Lo ha reso noto il portavoce della Casa Bianca, Tony Fratto. Bush ha fatto un giro di consultazioni che ha compreso, tra gli altri, i leader di Gran Bretagna, Lituania e Polonia.
SFOLLATI – L’Alto commissariato Onu per i rifugiati intanto comunica che le persone sfollate a causa del conflitto fra Georgia e Russia in Ossezia del Sud e in altre regioni georgiane sono almeno 100.000. Secondo le cifre fornite dai governi di Russia e Georgia – ha detto oggi l’Unhcr a Ginevra – circa 30.000 persone sono fuggite dall’Ossezia del Sud verso la repubblica russa dell’Ossezia del Nord; inoltre più di altri 12.000 sfollati sono rimasti dentro l’Ossezia del Sud. Inoltre, circa 56.000 persone sono fuggite dalla città di Gori, in Georgia centrale vicino all’Ossezia del Sud, ha detto un portavoce dell’Unhcr ai giornalisti.