Pur non conoscendo tutti i loro nomi e le loro mansioni, sappiamo che costano complessivamente 2,2 milioni di euro. Sono i 123 i consulenti che sono stati iscritti, con varie mansioni e variegati salari, nel libro paga di Palazzo Chigi.
Se tutti i ministri, loro datori di lavoro, avessero assecondato l’operazione trasparenza del collega Renato Brunetta, i nomi e cognomi dei consulenti , e forse anche i curricula, sarebbero stati pubblicati su Internet.
Il “Mondo” è riuscito comunque a pubblicare un elenco di nomi, ed emolumenti, dei collaboratori della Presidenza del Consiglio. Si costeggiano in questa lista note personalità politiche come Giuliano Urbani (ex-ministro dei Beni Cullturali, attualmente super-consulente del premier e presidente, di fresca data, del Museo nazionale della scienza e della tecnica) e illustri sconosciuti come le laureande Elena Lombardo e Marina Schiavon, “collaboratrici dell’unità per la comunicazione del governo.”
L’unità per la semplificazione amministrativa del ministro Roberto Calderoli è quella che sembra costare di più ai contribuenti italiani: si pagano 116mila euro per 9 componenti dell’unità “taglia-leggi”, 106mila a 5 “esperti per la semplificazione” e 276mila a 14 addetti della segreteria tecnica.
Siamo comunque lontani dall’epoca d’oro delle consulenze, quella del precedente governo Prodi, che collezionò ben 1253 collaboratori (tra cui illustri figli di papà , uno di casa Napolitano, l’altro di casa Mastella) e dove i ministri Francesco Rutelli e Alfonso Pecoraro Scanio possedevano quasi una milizia privata: rispettivamente 436 e 344 consulenti.