La Palestina non è soltanto violenza, attentati, morti e guerre. Parte oggi la decima edizione del “London Palestine Film Festival”, rassegna cinematografica che si svolge nella capitale inglese. Lontano dalla patria, anche e soprattutto perché nel paese arabo i cinema scarseggiano: al momento soltanto uno è operativo, in Cisgiordania. È stato calcolato che circa l’80 per cento dei bambini palestinesi non è mai entrato in un sala cinematografica.
I problemi sono noti da tempo: mancanza di fondi, carenza di strutture e attrezzature tecniche, limitazioni negli spostamenti e nell’accesso in alcune aree del paese imposte dagli israeliani. Per il cinema palestinese è impossibile competere con i concorrenti internazionali. Ma qualcosa sta cambiando, a partire dalla quantità di pellicole prodotte.
L’anno scorso un film di Annemarie Jacir, “Salt of This Sea”, è stato presentato al Festival di Cannes. «Penso che sia in arrivo un’onda: nuovi registi, pellicole e documentari», ha dichiarato la Jacir alla Cnn. E poi c’è lo “Shashat’s Women’s Film Festival”, diretto e coordinato da Alia Arasoughly, che si dice ottimista: «Siamo arrivati alla quinta edizione. Questo significa che le persone vogliono espandere il loro mondo, allargare gli orizzonti».
Daniele Palizzotto
(Scuola Superiore di Giornalismo Luiss Guido Carli)