Il numero uno di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, pungola Governo e Paese per spronarli ad impegnarsi di più per uscire dalla crisi. Serve Ā«uno shock positivoĀ» ha avvertito il banchiere dal Meeting di Rimini, perchĆ© l’Italia rischia di non agganciare la ripresa.
Tra le prioritĆ , secondo l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, lo sblocco degli investimenti per le infrastrutture: le risorse, infatti, ci sarebbero se solo si affiancassero i privati allo Stato e potrebbero aumentare se si recuperassero Ā«quote di evasione fiscale e di spesa pubblica mal fattaĀ».
Anche la leva fiscale, secondo Passera, ĆØ uno strumento da mettere in campo con più forza, a partire dalla detassazione della contrattazione di secondo livello. Ā«L’ipotesi di premiare fiscalmente i salari di produttivitĆ penso che sia una linea di pensiero molto correttaĀ» ha ribadito l’ad.
Servirebbe, insomma, Ā«un innesco per un piano di lungo periodoĀ», che punti Ā«sulla competitivitĆ delle imprese, sull’efficienza del sistema Paese, sulla coesione sociale eĀ sul dinamismo: meritocrazia, mobilitĆ orizzontale e verticale, capacitĆ e velocitĆ di decidereĀ».
Sul fronte del welfare, secondo Passera, «le reti di protezione non vanno indebolite». Mentre, per quanto riguarda le banche, «sarebbe positivo un ripensamento» delle norme fallimentari e di Basilea2.
Ā«Dare credito con Basilea2 e con il Codice sarĆ un bel problemaĀ» ha affermato il numero uno di Intesa Sanpaolo. Ā«Basilea2 ĆØ uno strumento molto valido metodologicamente e come meccanismo di comunicazione tra imprese e banca – ha aggiunto – ma quello che dobbiamo riuscire a correggere insieme alle autoritĆ di vigilanza sono alcuni aspetti che esasperano la prociclicitĆ di Basilea2. Siccome la componente bilancio ĆØ molto elevata come peso, rischiamo di trovarci con annate di bilanci cosƬ basse che il derating potrebbe rendere non bancabili alcune aziende che invece, guardando le prospettive, bancabili potrebbero anche essereĀ».
Passera si ĆØ poi soffermato sulla normativa fallimentare: Ā«Ci sono alcuni elementi che invece di premiare le banche che accettano il rischio, rischiano di trattenerle dall’aiutare le aziende. Si potrebbe evitare questo con uno sforzo non grandeĀ».
