L’aumento della prospettiva di vita delle persone ha reso obbligatoria una riforma delle pensioni. Ci ha pensato Lamberto Dini nel 1995 e anche all’attuale governo, introducendo una riforma attraverso il decreto anticrisi.
Questi provvedimenti servono a mettere sotto controllo la spesa pubblica sul lungo periodo, ma a prezzo di alcune incongruenze. La più grave è la disparità di trattamento tra giovani (i pensionati del futuro) e anziani (i pensionati di oggi).
Non passa inosservato che, per fare solo un esempio, gli assegni degli ex dirigenti d’azienda o quelli degli ex lavoratori dei fondi speciali (trasporti, elettrici, telefonici), che godono tutti di pensioni largamente superiori alla media, vengano di fatto pagate con i contributi, pari a ben 6,2 miliardi di euro, provenienti dai parasubordinati, ovvero dai lavoratori precari: co.co.co e co.co.pro.
La conferma viene dall’ultimo rapporto del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale, organismo istituito presso il ministero del Lavoro dalla stessa legge Dini, presieduto da Alberto Brambilla.