“Oggi l’America è un gigante militare, ma immensamente fragile sotto il profilo politico. Obama dovrà restaurare la credibilità degli Stati Uniti. I primi passi sono incoraggianti”.
Con queste parole il presidente siriano Bashar al – Assad apre un’intervista rilasciata a Repubblica. “Col disimpegno dall’Iraq, la volontà di pace, la chiusura di Guantanamo, lui si rivela un uomo di parola. Se questa però sia una svolta storica – afferma Assad – è presto per dirlo. Una certezza c’è: dopo la notte dell’Amministrazione Bush, adesso si torna a sperare. Del resto con Israele siamo stati a un soffio da un accordo, e con l’Iran io sono pronto a mediare”.
”Se poi vogliamo fare un calcolo degli interessi americani e siriani – continua Assad – beh, arrivo a dire che per l’80 per cento coincidono, e mi lascio un margine del 20 per sicurezza”.
Il presidente siriano spiega così il suo ottimismo: ”Perché no? Siamo realisti: se prendiamo gli slogan di Bush, che parlava, però senza crederci, di stabilità in Iraq, di lotta al terrorismo e all’estremismo, di un Libano forte e indipendente, di una pace complessiva nella regione, ebbene noi vogliamo lo stesso. Su questi dossier possiamo collaborare: noi siamo una potenza regionale, e loro globale”.
Riguardo all’Iran Assad dice: ”Se parliamo d’influenza iraniana in Iraq, bisogna fare una distinzione: l’influenza non è negativa se fondata sul rispetto reciproco. Altro è l’interferenza. Se invece parliamo di agevolare il dialogo con Teheran, serve una proposta concreta da girare a quel governo. Finora m’è arrivato soltanto l’invito a ricoprire un ruolo. D’accordo, ma non basta: mancano un piano, regole e meccanismi specifici da sottoporre a Teheran”.