Ventimila euro è forse il prezzo di sette vite umane? Pare proprio di si: è infatti il costo dell’impianto antincendio fisso e automatico per la linea 5, la linea della strage del 6 dicembre 2007, che venne raccomandato alle acciaierie Thyssen Krupp di Torino da un consulente delle assicurazioni Axa, l’ingegnere chiamato ad ispezionare la fabbrica pochi mesi prima dell’incidente e a dare indicazioni sulle migliorie tecniche e organizzative da apportare. Ma alla fine non venne fatto nulla perchè la Thyssen stava per chiudere.
A parlare di soldi e prescrizioni rimaste sulla carta è stato lo stesso consulente dell’Axa, Andrea Brizzi, il teste dell’accusa sentito giovedì in aula per cinque ore filate: «Io trasmisi la bozza con le raccomandazioni -racconta Andrea Brizzi- Il documento doveva essere sottoscritto dai dirigenti della multinazionale ed essermi restituito. Non ho più avuto niente. Poi ho saputo che l’azienda disse che le prescrizioni, su cui ci fu una successiva trattativa, sarebbero state prese in considerazione al momento del trasferimento a Terni».
Intanto tra i famigliari delle vittime contiua la protesta: il magistrato ha fatto rimuovere il cartello con i volti dei sette morti e la scritta “non uccideteci una seconda volta”, collocato per protestare contro le modifiche al testo unico sulla sicurezza. «Che nessuno pensi di influenzare le nostre decisioni con qualsivoglia forma di pressione – ha ripetuto il giudice a vedove e figli – Comprendiamo profondamente i vostri sentimenti, ma stiamo facendo un processo. Non costringetemi a prendere decisioni drastiche. Qui dentro valgono le regole».
