Un allarme vago, una chiacchiera, una panzana ripetuta mille volte vale per buona parte dell’opinione pubblica più della scienza, delle notizie ufficiali: «Nelle prossime ore ci sarà un’altra scossa di terremoto molto forte…», e all’Aquila e provincia, nel pomeriggio del 26 aprile, scoppia il panico, negozi chiusi o abbandonati, e gente che corre per le vie dei paesi.
A Est dell’Aquila, per esempio, lungo la statale che porta a Popoli, è stato interrotto il ciclo produttivo della Edimo che produce pannelli precompressi per costruzioni prefabbricate: «Alle 15 – racconta l’amministratore unico, Carlo Taddei – la mia segretaria ha ricevuto una telefonata dai carabinieri di Barisciano che riferivano questa voce di una scossa imminente. E io successivamente ho anche verificato…». Il risultato è stato che lo stabilimento di Poggio Picense è stato evacuato per ordine della direzione e a nulla sono servite le rassicurazioni che una pattuglia dei carabineri inviata da San Demetrio ha dato alle maestranze: «A quel punto – aggiunge Taddei – erano tutti molto agitati e la giornata di lavoro si è conclusa lì».
Poi la notizia, quella ufficiale stavolta: il falso allarme è partito da Internet, e da alcuni siti che riportavano generiche dichiarazioni di Giampaolo Giuliani, il ricercartore aquilano che ha già fatto parlare di sé prima della tragica scossa del 6 aprile. Le dichiarazioni dicevano: «I livelli di Radon misurati con le mie strumentazioni sono preoccupanti. Si attende uno o più eventi sismici nelle prossime ore, nell’Aquilano». Scoppia il panico, nonostante si sappia che Giuliani ormai non ha più strumentazioni diffuse sul territorio, nella provincia dell’Aquila qualcuno dice che «la scossa sarebbe arrivata entro 20 minuti».
La moglie di Giuliani, Nadia, in serata ha spiegato che il marito si è recato presso le tende che ospitano gli uffici della questura dell’Aquila dove ha presentato una denuncia contro ignoti per la diffusione dell’allarme, usando il suo nome e alcune sue vecchie frasi senza autorizzazione.
Un falso allarme dunque, ma la pololazione abruzzese, scossa e non poco dal sisma, non ha certo modo di verificare l’attendibilità delle fonti, ecco dunque spiegato il panico generale: molti aquilani hanno abbandonato il posto di lavoro e la casa, almeno chi ce l’ha ancora agibile. Al centro commerciale “l’Aquilone” il nervosimo è montato rapidamente: chiusi alcuni negozi con i clienti invitati ad uscire.
Qualcosa del genere è accaduto anche in Sicilia dove il forte vento è stato confuso e raccontato come una premonizione o manifestazione del terremoto in arrivo. E anche a Roma c’è chi ha “sentito” scosse mai verificatesi. Qua e là in tutta Italia è pieno di persone che raccontano di avef saputo che quel giorno, in quel posto, a quell’ora il terremoto colpirà. E’ come se l’opinione pubblica fosse orfana di una scienza altra, misterica e divinatoria. La vuole talmente questa scienza che in fondo consola da inventarsela di sana pianta. E poi la mette su Internet o la spedisce per sms sposando la tecnologia con l’irrazionale.