Putin e ka ensione nucleare. La minaccia russa continua a spaventare il mondo. Può essere che si tratti solo di una esibizione muscolare dello zar con lo scopo di dividere la NATO .
Ma le imponenti attività militari di Mosca in corso, dato il contesto, destano preoccupazioni. Non però allarmismo. Per due buone ragioni.
Primo, perché attività militari del genere sono regolari condotte nell’ambito degli “Accordi Smart”. Si tratta di un trattato (sottoscritto da Russia e Stati Uniti) per assicurare il reciproco “disarmo nucleare “. Tra l’altro questi accordi sono stati rinnovati recentemente (febbraio 2021) e sono validi fino al febbraio 2026.
Secondo, perché Washington è stata avvertita preventivamente. D’accordo tutto ciò non è sufficiente per mettere il cuore in pace. Tanto più che Putin è relativamente affidabile di questi tempi, per non dire disperato.
Il New York Times ha scritto che gli 007 americani hanno intercettato generali russi e lo stesso Putin che parlavano di nucleare. Per retorica, per frustazione? Non è stato spiegato. Anzi gli 007 hanno candidamente ammesso che “ non ci sono sono ancora prove che i russi siano intenzionati a ricorrere a testate nucleari”.
Il Cremlino, indignato, ha detto che “è pericoloso soltanto evocare il nucleare”. John Kirby, il portavoce del Consiglio di Sicurezza nazionale della Casa Bianca, ha ammesso che gli Stati Uniti “sono sempre più preoccupati “ dal possibile uso di armi nucleari. E tutti concordano che una offensiva atomica su Kiev sarebbe un atto disperato, senza senso politico ne’ militare.
Biden non si fida del Cremlino. E perciò ha dispiegato in Europa, per la prima volta da 80 anni a questa parte, la 101esima Divisione aviotrasportata al confine con l’Ucraina. Non si sa mai. I nostri generali, Vincenzo Camporini in testa, non negano le preoccupazioni, ci mancherebbe. Tuttavia seguono con molta attenzione gli sviluppi della guerra. E non credono molto a Stoltenberg, il norvegese segretario della Nato da otto anni, che è convinto che la Russia stia perdendo sul campo.
Probabile che il successore del danese Rasmusssen confonda il personale auspicio con la cruda realtà.
Prime crepe europee: la Polonia ha costruito un secondo muro, cemento e filo spinato. Una barriera di 210 km che scorre lungo il confine dell’enclave russa di Kaliningrad. Non vuole far passare i migranti. Teme che siano un’arma non convenzionale usata da Putin per destabilizzare l’Europa. Dunque è una strategia di difesa. Ci sta, forse.
Quel che pare certo è che – come tutti i muri, da Berlino a San Diego (Messico) – raccontano non una forza ma una debolezza. Una inquietante fragilità. Ne esce un Occidente che non è più Occidente. La paura fa brutti scherzi.