Tutto è andato come stabilito dai presidenti di Camera e Senato, che dopo il voto del Parlamento di stamattina avevano detto: "Procederemo ai conseguenti adempimenti". La lettera è stata inviata anche ai tre componenti che non si sono ancora dimessi: lo stesso Villari, il segretario della commissione Luciano Sardelli (Mpa), il radicale Marco Beltrandi. Inoltre il presidente del Senato Schifani, con una comunicazione di quattro righe, ha sollecitato i gruppi parlamentari di Palazzo Madama a "designare i rappresentanti" per la costituzione della nuova commissione.
"Non so che dire… Non intendo commentare", sono state le prime parole di Villari dopo il voto delle giunte. Villari però dimostra ancora una volta di non volersi arrendere: ha convocato la commissione venerdì prossimo alle 13.30. L'ordine del giorno recita "comunicazioni del presidente e conseguenti determinazioni". Lui argomenta così la decisione: "Dopo quanto è successo, è giusto convocarla, è la sede giusta per discutere".
La procedura prevede invece che, dopo il voto del Parlamento e la revoca dei commissari da parte dei presidenti di Camera e Senato, si insedi la nuova commissione che eleggerà al posto di Villari Sergio Zavoli, come da accordo "bipartisan" tra Veltroni e Letta. "Ora che sono stati rimossi gli ostacoli, ripartiamo dalla convergenza trovata su Sergio Zavoli quale candidato alla presidenza", ha spiegato la vicepresidente dei deputati Pd Marina Sereni. "Ci auguriamo che si proceda speditamente con la nuova commissione e il rinnovo del Cda'', ha detto il sottosegretario alle Comunicazioni Paolo Romani.
Stamattina però è arrivata l'opinione contraria di Antonio Di Pietro, che si oppone allo scioglimento della Vigilanza. Una "violazione della prassi costituzionale", dice il leader dell'Idv, "che aggiunge illegalità a illegalità": "Villari si deve dimettere, ma è una scelta che spetta a lui. Va trovata una soluzione politica, mentre la soluzione scelta appare peggiore del male".
Nella nota, Fini e Schifani riassumono l'ultimo capitolo di una vicenda che per mesi ha paralizzato la commissione di Vigilanza. Scrivono di prendere atto "dell'esito infruttuoso di tutti i tentativi posti in essere per giungere a una soluzione politica della vicenda" e di aver "sottoposto alle due Giunte per il Regolamento la situazione, straordinaria ed eccezionale". Citano poi la dimissione di 37 dei 40 componenti e il fatto che i capigruppo abbiano dichiarato di non voler procedere alla designazione di altri parlamentari in sostituzione dei dimissionari.
"Le Giunte hanno deliberato due pareri di analogo contenuto – conclude la nota – con i quali riconoscono esclusivamente ai presidenti delle Camere, d'intesa fra loro, al fine di garantire le condizioni di funzionamento della Commissione di vigilanza, il potere di procedere al rinnovo integrale di tale organo, da esercitare tempestivamente".