Le nuove norme sull’immigrazione contenute nel pacchetto sicurezza, varato dal Governo la settimana scorsa a Napoli, preoccupano Amnesty International, in particolare per il disegno di legge che introduce il reato di immigrazione clandestina.
"E’ una norma pericolosa soprattutto per il richiedente asilo che, per il solo fatto di aver messo piede in Italia, rischia di essere accusato di un crimine, di essere detenuto per 18 mesi in un Cpt o di essere espulso verso un Paese dal quale fuggiva perché discriminato o minacciato", ha spiegato Daniela Carboni, direttrice dell’Ufficio campagne e ricerca della Sezione italiana di Amnesty International, in occasione della presentazione del Rapporto 2008 sulla situazione dei diritti umani nel mondo.
A preoccupare è anche il "clima di razzismo e xenofobia" che si sta diffondendo in Italia, clima "alimentato anche dalle dichiarazioni di esponenti politici e istituzionali e da una certa stampa all’indomani dell’omicidio di Giovanna Reggiani", uccisa nell’ottobre scorso da un romeno di etnia rom alla periferia di Roma.
"Siamo allarmati per il contenuto di queste misure sull’immigrazione e per i toni discriminatori nei confronti di rom e migranti irregolari che le hanno accompagnate", ha aggiunto Carboni che invita il Governo a "riflettere sulle conseguenze dei singoli testi". Conseguenze come quelle dell’assalto al campo nomadi di Ponticelli a Napoli o il raid contro negozi gestiti da stranieri nel quartiere romano del Pigneto e sui quali Amnesty chiede alla giustizia italiana di indagare e di individuare e punire i responsabili.
"Chiediamo che sia fatta giustizia per le vittime di questi atti razzisti e xenofobi, che ci siano delle riparazioni adeguate ai danni subiti e che sia garantita la sicurezza delle altre persone in pericolo", ha dichiarato la responsabile di Amnesty Italia. Guardando a quanto accade nel resto d’Europa, Amnesty mette in guardia dal rischio che l’Italia contribuisca ad abbassare gli standard internazionali in materia di diritti umani. Le norme sulla sicurezza, ha concluso Daniela Carboni, "non sono meno gravi e pericolose solo perché seguono la direzione in cui si sta muovendo l’Unione europea".
A 60 anni dall’adozione della Dichiarazione universale dei diritti umani, approvata il 10 dicembre 1948 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in almeno 61 paesi del Mondo ci sono prove che sia ancora praticata la tortura; in altri 54 si celebrano processi iniqui e in 77 non è consentita la libera espressione delle idee. Nel rapporto annuale 2008 di Amnesty International, che contiene questi dati, si chiede ufficialmente ai leader mondiali di porgere le scuse per questi 60 anni di fallimenti. E’ un quadro drammatico, che fotografa un mondo che non migliora, anzi. «L’ingiustizia, la disuguaglianza e l’impunità sono i tratti significativi del mondo di oggi» ha detto il presidente della sezione italiana di Amnesty Paolo Pobbiati durante la presentazione del rapporto. «Le crisi dei diritti umani in Darfur, Zimbabwe, Gaza, Iraq e Myanmar richiedono un’azione immediata – ha aggiunto Pobbiati. I governi devono agire subito, per colmare il divario crescente tra ciò in cui s’impegnano e quello che fanno».
