Un parere scritto dalla Sesta commissione del Csm, con relatori i consiglieri Antonio Patrono, Mauro Volpi e Livio Pepino, boccia il reato di clandestinità introdotto nel recente decreto sicurezza.
Secondo il Consiglio Superiore della magistratura, Il reato di clandestinità porterà ad un «eccezionale aggravio per l’attività giudiziaria in generale, in considerazione dell’imponenza quantitativa del fenomeno dell’immigrazione irregolare nel nostro Paese». Il Csm parla anche del «rapporto tra vantaggi e svantaggi che ne deriverebbero» e di come alcune norme relative al reato di clandestinità «andrebbero a confliggere con dei principi cardine dei diritti fondamentali tutelati dalla Costituzione».
Secondo la nuova normativa, «tutti i pubblici ufficiali e gli incaricati di un pubblico servizio hanno l’obbligo di denuncia in relazione alla cognizione funzionale di un reato procedibile d’ufficio. Il rischio concreto è quindi – avvertono i consiglieri di Palazzo dei Marescialli – che si possano creare circuiti illegali alternativi che offrano prestazioni non più ottenibili dalle strutture pubbliche». Pur non sostituendosi ad altre istituzioni dello Stato, il Csm segnala al ministro e al Parlamento tutti questi problemi. Se questi ultimi hanno il dovere di operare le scelte normative, «compete al Consiglio, rappresentativo della magistratura segnalarne, in spirito di leale collaborazione, le conseguenze sul sistema giudiziario, anche al fine di consentire gli opportuni approfondimenti» ricordano i consiglieri del Csm.