La Procura di Roma ha aperto un’inchiesta dopo la pubblicazione su internet degli elenchi delle denunce dei redditi degli italiani. Il reato ipotizzato è la violazione dell’articolo della legge sulla privacy che punisce il trattamento illecito dei dati personali. Secondo il magistrato Franco Ionta, la divulgazione ha determinato un’esposizione a rischio delle persone. Sotto accusa sono, quindi, le modalità – in maniera indiscriminata – con cui sono state diffuse le informazioni.
Il Codacons ieri aveva deciso di presentare in 104 Procure una denuncia penale contro il viceministro uscente dell’Economia Vincenzo Visco «affinché anche la magistratura apra delle indagini nell’interesse dei cittadini palesemente danneggiati dalla pubblicazione sul web dei propri redditi senza la necessaria autorizzazione dell’Autorità garante», spiega il presidente dell’associazione dei consumatori Carlo Rienzi, aggiungendo che la decisione è stata presa «a seguito dell’irrimediabile violazione della legge sulla privacy e delle leggi 241/90 e 15/2005». L’articolo 167 del Codice penale, sottolinea Rienzi, «prevede da 6 a 24 mesi di reclusione nei confronti di chi ha diffuso o concorso a diffondere i dati sensibili in spregio della legge 241/90». Nella denuncia l’associazione chiede anche «il sequestro dei dati dei contribuenti da chiunque detenuti, e che si proceda contro chi ne fa commercio».
Dovranno arrivare entro lunedì le delucidazioni richieste dal Garante della Privacy all’Agenzia delle Entrate sulla diffusione online delle dichiarazioni dei redditi di tutti gli italiani. A fissare la scadenza è lo stesso Garante (fonti dell’agenzia fiscale avevano comunque fatto sapere che i chiarimenti sarebbero potuti arrivare già la prossima settimana). «L’Autorità – si legge nella nota del Garante – sta monitorando attentamente la vicenda e ha sollecitato l’Agenzia delle entrate a far pervenire, entro lunedì, gli elementi richiesti al fine di una piena valutazione della vicenda», si legge nel comunicato. La diffusione online delle dichiarazioni dei redditi «anche per poche ore, rende ingovernabile la circolazione e l’uso di questi dati così come la loro stessa protezione» afferma il Garante, riferendosi al fatto che i dati sono ancora circolanti in Rete grazie a sistemi che consentono la condivisione di file. «Ciò che sta avvenendo – sottolinea l’Autorità – conferma quanto paventato dal Garante e l’opportunitá del suo intervento volto a far sospendere la pubblicazione sul sito dell’Agenzia delle Entrate dei dati delle dichiarazioni dei redditi dei contribuenti italiani». L’Autorità precisa quindi che l’accessibilità dei dati in rete «non significa che essi siano di per sè liberamente diffondibili da qualunque utente della Rete; la loro ulteriore diffusione può esporre a controversie e conseguenze giuridiche».
Intanto la polemica politica non si placa. Anche perché gli elenchi dei redditi, benché tolti dal sito dell’Agenzia delle Entrate, sono comunque rintracciabili su Internet attraverso i programma di peer-to-peer. «Ormai, come si dice, la frittata è fatta – sostiene Roberto Speciale, ex comandante della Guardia di Finanza e ora deputato del Pdl – Se si volevano avvelenare i pozzi, e questo era il motivo, i pozzi sono stati avvelenati. Questo è un problema grossissimo che adesso passa nelle mani del governo che si insedierà tra poco». È stata una vendetta? «Do questa lettura – risponde Speciale – perché non c’è alcuna utilità nel pubblicare online i redditi degli italiani. Si tratta di dati talmente protetti, talmente delicati, che potevano rimanere lì dove sono. Il prossimo governo dovrà prendere questo Dpr del ’73, quando allora non esisteva Internet, e adeguarlo ai tempi moderni. Tutto qua. Purtroppo, i dati del 2005 sono di dominio pubblico. Chi li vuole usare, e purtroppo li userà , chi ha cattive intenzioni, li ha a disposizione».
Il rischio, avverte Speciale, è che per tutti gli italiani può esserci «un mare di guai»: «Pizzo, ricatti, eventuali sequestri di persona. Hanno messo i poveri cittadini in piazza, spiabili da parte di tutti, così aumenteranno le delazioni». Una preoccupazione espressa anche dal presidente dell’Associazione antiracket e antiusura della Confcommercio di Catania, Rosario Bellino: «I redditi sono già conosciuti dalla Guardia di Finanza. Mentre il delinquente potrebbe avere maggiore attenzione verso un imprenditore rispetto a un altro».
