ROMA- La vittoria del si' ai referendum sui quesiti sull'acqua porta ''almeno tre conseguenze, tutte gravi'' oltre al ''rischio di una procedura di infrazione'' da parte dell' Unione europea, vista la direttiva comunitaria che obbliga a gare pubbliche.
Lo spiega, in una intervista alla Stampa, il ministro per i Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto, dicendosi ''dispiaciuto per come si e' svolto il dibattito sui due quesiti'' e per ''non essere stati in grado di spiegare agli elettori la vera posta in gioco''. Abrogando la legge che porta la sua firma insieme a quella di Andrea Ronchi, si ha ''la fine dell'obbligo delle gare per la gestione dei servizi pubblici locali: non solo l'acqua, ma anche rifiuti, autobus, tram, illuminazione delle strade'', che d'ora in poi potranno essere assegnati per ''affidamenti diretti''.
Poi, spiega il ministro Fitto, ''cade il regolamento attuativo che prevedeva l'incompatibilita' per almeno tre anni tra controllore e gestore del servizio'', cosi' la politica ''invece di fare un passo indietro puo' fare due passi avanti''. La terza conseguenza e' che ''salta il parere obbligatorio dell' autorita' Antitrust prima di affidare una gestione diretta''.