Il presidente della Camera Gianfranco Fini andrà a votare al prossimo referendum elettorale e voterà sì. ‘«Ovviamente – ha aggiunto – non considero un comportamento negativo il comportamento di chi riterrà eventualmente di astenersi e di votare no», a quanto riferisce Il Messaggero.
«Non andare a votare è un diritto degli elettori, ma è un errore perchè negli ultimi tempi l’incidenza dell’Unione Europea sulla vita dei cittadini c’è stata eccome». Così il presidente della Camera Gianfranco Fini ha risposto, durante una videochat sul sito della Camera, ad un cittadino che non sente la necessità di andare a votare il 6-7 giugno.
Fini si è detto favorevole a rivedere il bicameralismo perfetto «modificandolo sul modello tedesco per creare un legame con la riforma federalista.» L’Italia – ha detto poi Fini incontrando gli studenti alla Fiera Campionaria – ha cambiato forma statuale ed è sempre più federale.
Altri Paesi – ha aggiunto riguardo alla forma del Parlamento – hanno già affrontato il problema. Credo che il federalismo debba essere completato con una sorta di Senato delle autonomie e delle regioni. Non possiamo rimanere con un federalismo monco senza legarlo alla forma del Parlamento».
Sempre riguardo a una possibile riforma dell’assetto parlamentare, Fini, intrattenendosi con i ragazzi nello stand della Camera dei deputati, ha sottolineato che «il Parlamento ha il dovere di rimanere rappresentativo, ma anche di essere celere nelle decisioni, perchè oggi viviamo in un’era diversa da quella dell’assemblea costituente».
Fini ha inoltre risposto a una domanda circa l’uso dello strumento della fiducia, «una questione – ha detto il presidente – che dura da tantissimo tempo e ha attraversato le legislature». Fini ha sottolineato che si tratta di uno strumento legittimo e garantito dalla Costituzione e che «il confine tra l’uso e l’abuso è una questione puramente politica».
Dopo le ultime vicende accadute in Afghanistan, la posizione dell’Italia rispetto alle missioni di pace non deve cambiare, «perchè sono Paesi martoriati da tanti anni di guerre civili, di dittature, di lotte tribali, che faticano ad uscire dall’emergenza. Se li abbandoniamo a loro stessi non soltanto li condanniamo a regredire ma esponiamo anche noi stessi ad ulteriori rischi e pericoli», ha detto il presidente della Camera.
«Non va mai dimenticato – ha proseguito – che l’Afghanistan l’ha già conosciuta la dittatura dei talebani, un regime che ha alimentato e comunque sostenuto il terrorismo internazionale. Quindi, sono due volte missioni di pace: perchè servono per dare una speranza di pace a quei popoli e perchè servono per garantire una maggior serenità dei nostri popoli sconfigggendo o comunque rendendo meno pericolosa la minaccia del terrorismo».