ROMA – E ancora una volta Matteo Renzi spariglia tutto, agenda, tavoli e priorità. Preoccupato, e indispettito, da un’eventuale seconda giornata di titoli sulla querelle Roma-Bruxelles, il Presidente del Consiglio vira all’improvviso e decide di portare a pranzo il vecchio Caimano, Silvio Berlusconi. Che come minimo, essendo appena arrivato a Roma, avrebbe voluto rinviare il rendez vous all’indomani, a dopo l’incontro con i suoi gruppi parlamentari.
E invece ecco che intorno alle 13 e 30 la Lancia Thema con i vetri scuri entra a palazzo Chigi con dentro Berlusconi e Gianni Letta. Denis Verdini, il garante del Patto indebolito dai guai giudiziari, arriva sulle sue gambe. Ne usciranno oltre due ore dopo. Con un menu molto indigesto per Berlusconi: “L’accelerazione” (ministro Boschi dixit) sulla legge elettorale ferma a palazzo Madama da marzo scorso e che invece Renzi vorrebbe licenziare, ed avere pronta, per gennaio. Mica per andare a votare, per carità, promette lui.
“Dobbiamo fare le riforme e la legislatura andrà avanti fino al 2018” è il mantra del premier. E però, come ricordano i parlamentari azzurri al loro anziano e un po’ distratto leader, “guai a regalare a Renzi una pistola carica”, cioè la legge elettorale. Lo dice la storia degli ultimi vent’anni che ogni volta che si cambia il sistema di voto vengono subito convocate le urne. E se c’è una cosa di cui Berlusconi, e la sua squadra in Parlamento, sono terrorizzati, è proprio la fine anticipata della legislatura.
L’ex Cavaliere ha bisogno di tempo per tutto: per la sua leadership, visti i sondaggi e l’interdizione giudiziaria; per le aziende che non si possono permettere di restare scoperte; per il partito sprofondato nel caos più totale e senza più una guida come dimostrano la raffica di voti segreti e relative fumate nere su Consulta e Csm. Infine, perché tutto sommato Berlusconi e suoi maggiorenti vivono nel terrore di essere sostituiti dai Cinque stelle.
Fatte tutte queste premesse, figurarsi lo psicodramma che si è scatenato in Forza Italia appena si è saputo del pranzo a palazzo Chigi.
Le ricostruzioni del pomeriggio in Transatlantico coincidono sulla parte relativa al menu del pranzo. Il premier ha proposto un premio di lista per chi supera il 40% (invece che il 37%) ed una soglia di sbarramento per ingresso in Parlamento al 5%. Il pacchetto di modifiche alle norme elettorali dovrebbe comprendere anche capilista bloccati e preferenze per stabilire gli altri eletti in una quota prevista del 30 per cento di nominati e del 70 per cento eletti con voto di preferenza.
Le ricostruzioni invece divergono sulle reazioni alle proposte. I renziani considerano di essere a buon punto e che il patto del Nazareno ne uscirà rafforzato. Del resto Berlusconi è all’angolo e non ha alternative. Si tratterà di limare un po’ qui e un po’ là (anche nella maggioranza, perché per Ncd il 5 per cento è insostenibile) ma il senso della legge è quello spiegato. Prima del pranzo Renzi aveva incontrato il vertice del partito. E per stamani ha convocato la direzione del partito. Dove sarà annunciato anche un altro colpo di scena: l’ampliamento dei poteri del poteri nel testo delega sulla riforma della pubblica amministrazione.
Davanti al ciclone Renzi, che strappa continuamente su tutto, della serie “o la va o la spacca” (cioè si va a votare), Forza Italia si è chiusa in conclave nella sede del partito a San Lorenzo in Lucina. “È tutto in stand by” si sono affrettate a raffreddare gli entusiasmi le prime linee del partito che invitano alla “cautela con gli entusiasmi” visto che il pranzo “è andato meno bene del previsto”. Berlusconi infatti avrebbe ascoltato il premier considerando “il premio alla lista un’opportunità per il bipartitismo”. Ma su questo punto, ha aggiunto subito dopo, “rischio di non tenere i miei. Loro frenano”. Se ne riparla domani, dopo l’incontro con i gruppi. Parole che non sono piaciute a Renzi convinto di aver già ricevuto un sì sul premio di lista.
È soprattutto questo il problema di Berlusconi: non tiene più Forza Italia che sopporta malamente un ruolo di supporto esterno al governo Renzi e a questo attribuisce il crollo nei sondaggi. Per pura coincidenza temporale, poco dopo il pranzo del Nazareno, Raffaele Fitto ha tenuto una conferenza stampa alla Camera per presentare gli emendamenti alla legge di Stabilità “sperando che Forza Italia possa condividerle”.
Berlusconi ha una minoranza interna che spinge per rompere l’asse Verdini-Renzi e una maggioranza terrorizzata dal voto anticipato. Ma Renzi ha pronta sotto il tavolo l’opzione Mattarellum e un’alleanza non dichiarata ma possibile con una fetta sempre più larga dei Cinque stelle. Ecco perché alla fine le carte le dà sempre il giovin Matteo. Anche al vecchio Caimano.