HANNO TENTATO LA FUGA – Il Cie è presidiato da polizia e carabinieri in assetto antisommossa. Secondo la polizia ad appiccare l'incendio sono stati gli stessi immigrati. Un centinaio di tunisini hanno prima cercato senza riuscirci di sfondare dall'interno i cancelli della struttura e poi hanno ammassato materassi, cuscini e carta straccia per darli alle fiamme. Una palazzina del centro è distrutta. «Abbiamo verificato se qualcuno degli extracomunitari che ha tentato di forzare il cancello del centro d'accoglienza sia riuscito a scappare, ma nell'intero perimetro esterno della struttura non sono stati rintracciati fuggitivi – ha detto il questore di Agrigento Girolamo Fazio -. La rivolta è ancora in corso e soltanto nelle prossime ore potremo sapere a quanto ammontano i danni provocati nel centro e quante sono le persone, eventualmente, rimaste ferite».
SINDACO: «COLPA DEL GOVERNO CHE HA CREATO UN LAGER» – «Gli immigrati hanno dato fuoco al centro di accoglienza. Le fiamme sono arrivate a 10 metri di altezza – ha confermato il sindaco di Lampedusa Bernardino De Rubeis – e c'è una nube di fumo che minaccia anche il centro abitato e potrebbe essere tossica. In mattinata ci sono stati scontri fra forze dell’ordine e immigrati. Poi gli immigrati hanno appiccato il fuoco nella palazzina centrale e le fiamme hanno attaccato le palazzine vicine. Ci sono stati feriti». Martedì De Rubeis è stato sentito dai magistrati della Procura di Agrigento come persona informata sui fatti: «Mi hanno chiesto informazioni sui centri di accoglienza e su quello di Capo Ponente, il Cie, ma anche sul trattenimento di tunisini nel centro senza provvedimento del giudice». «La colpa è del governo che ha trasformato il centro in un lager – ha anche concluso il sindaco».