Dopo gli arresti, le condanne: la giustizia cinese ha emesso le prime sentenze nei processi alle persone coinvolte nelle manifestazioni contro Pechino del 14 marzo scorso a Lhasa, la capitale del Tibet. Le pene inflitte sono durissime e, in alcuni casi, arrivano persino all’ergastolo.
La decisione è stata presa da un tribunale di Lhasa, che ha giudicato 17 persone. La Cina sostiene che i manifestanti hanno provocato la morte di almeno 18 “civili innocenti”. Accusati di aver preso parte agli scontri, gli imputati sono stati condannati a pene che vanno dai tre anni di reclusione all’ergastolo. La sentenza è stata annunciata durante una seduta pubblica, alla quale hanno assistito circa 200 tra monaci buddisti e comuni cittadini.
Quelle di oggi sono solamente le prime decisioni dei giudici cinesi sugli scontri dello scorso mese. Altre condanne sono attese nelle prossime settimane.
