All’alba del 14 settembre, ci sono stati fortissimi momenti di tensione a Roma davanti all’ex scuola “8 Marzo” nel quartiere di Magliana, occupata da due anni da cittadini italiani e stranieri per far fronte alla dilagante emergenza abitativa romana.
Decine di carabinieri si sono recati nell’ex scuola per arrestare cinque persone con l’accusa di occupazione, violenza privata e lesioni: secondo le indagini, i cinque erano “i capi” che costringevano con la forza altri occupanti dell’ex scuola a partecipare alle manifestazioni di protesta. I cinque, secondo il magistrato, avrebbero intimidito chi non si adeguava alla regole dell’occupazione e avrebbero imposto una tassa di 150 euro per un posto letto.
All’arrivo dei militari, una trentina di persone si sono schierate sul terrazzo dell’edificio, ed hanno cominciato a lanciare pietre e altri oggetti contro i carabinieri. Grazie all’intervento dei Vigili del Fuoco, i carabinieri sono riusciti a entrare procedendo poi all’identificazione di una ventina di persone e agli arresti.
Il raid ha scatenato una serie di reazioni da parte del movimenti per la casa che lanciano l’accusa: «In questo modo ci vogliono infangare». Gli stessi occupanti parlano infatti solo di un pagamento da pochi euro utile a mandare avanti la struttura occupata». Anche l’assessore al Lavoro, Pari opportunità e Politiche giovanili della regione Lazio Alessandra Tibaldi parla di «uno spropositato utilizzo della forza».
La storia nasce da cittadino extracomumitario diventato “supertestimone”: l’uomo avrebbe accusato gli occupanti di costringerlo a pagare un pizzo per un posto letto.
Lo stesso giorno dell’irruzione dei carabinieri il comitato di occupazione della ex scuola “8 marzo” ha indetto una conferenza stampa per rilasciare una serie di dichiarazioni. Sul supertestimone: «Era un ubriacone molestatore che avevamo mandato via perché dava fastidio ai bambini». Sul racket degli affitti nell’ex scuola “8 Marzo”: «Il frutto di una campagna denigratoria per screditare le lotte dei movimenti per la casa davanti all’opinione pubblica». E le inchieste sulla stampa un «lavoro a tavolino e in pool» per «creare il mostro», «deresponsabilizzare il sindaco Alemanno» e «scaricare sul Prefetto l’emergenza abitativa come un problema di ordine pubblico». Spiegano ancora gli occupanti: «L’edificio era abbandonato da 20 anni al degrado che abbiamo rimesso a posto con le nostre mani e i nostri soldi» raccontano mostrando un foglietto con la richiesta del progetto di «autorecupero» da inoltrare al sindaco: «Hanno scelto il primo giorno di scuola per sfondarci le porte».
Gli occupanti infine spiegano che nella ex scuola vivono anche 30 bambini da 0 a 14 anni e ricordano che il grande giardino della “8 marzo” è «l’unico spazio verde della zona aperto al quartiere».
Nella serata di lunedì 14 settembre intanto decade per i cinque arrestati l’accusa di incriminazione per associazione a delinquere.