La giunta di centrosinistra del comune di Rovigo, su iniziativa degli Assesorati ai servizi sociali e all’immigrazione, ha stabilito di pagare agli extracomunitari disoccupati che vogliano tornare in patria in via definitiva il costo del viaggio: 180 euro a testa a cui aggiungere 150 o 200 euro come “extra”.
«È un provvedimento una tantum ed eccezionale dovuto al momento di crisi economica che sta vivendo l’intero Paese – spiega l’assessore all’Immigrazione Giovanna Pineda (Rc) – una sorta di patto sociale, in cui il rimpatrio è vincolato al non ritorno. Ai Servizi sociali si presentano casi ingestibili, a cui dovremmo dare un contributo per la casa o le bollette o l’assistenza che ci costerebbe più delle spese di viaggio per il rientro in patria, in quanto dovremmo assicurarlo fino alla scadenza del permesso».
La giunta di Rovigo precisa che amministrazioni di segno politico diverso (destra) hanno adottato tale provvedimento. Si tratterebbe di un provvedimento utile e necessario al di là di ogni considerazione ideologica. La misura è chiamata dalla giunta “contratto sociale” e garantisce il non ritorno da parte dell’immigrato che sarà cancellato dall’anagrafe comunale. Qualcuno parla di un “espulsione concordata e preventiva”.