Giro di vite a Mosca per i casinò e i locali con le slot machine. È il primo passo del piano “anti-vizio” promosso dal premier Vladimir Putin che porterà alla chiusura di diverse sale da gioco e che solo qualche mese fa sembrava non dover decollare.
Il principale risultato del provvedimento sarà la disoccupazione forzata delle centinaia di lavoratori del settore. Il Cremlino, tuttavia, ha offerto all’industria del gioco d’azzardo una sola possibilità per sopravvivere sul territorio russo: lo spostamento in quattro aree remote del Paese a non meno di 4000 miglia dalla capitale. Nessuna delle regioni individuate è pronta ad accogliere le case da gioco e nessun casinò si aspetta di riuscire a riaprire prima di alcuni anni.
Il primo luglio, circa vent’anni dopo l’inizio della proliferazione delle case da gioco nell’era post-sovietica, dunque i lavoratori dei tavoli verdi si ritroveranno senza un impiego.
La legge che ha dato il via a questo processo è stata introdotta nel 2006 da Putin quando da presidente aveva parlato dei pericoli dei tavoli del black jack spesso al centro degli affari di loschi figuri.
I casinò hanno ripetutamente chiesto una sospensione del provvedimento, proponendo una legge per contrastare gli abusi, sottolineando tra l’altro le ripercussioni che la messa al bando delle case da gioco dalla capitale avrebbe avuto sui lavoratori del settore.
Le richieste avanzate dai casinò sono rimaste inascoltate. Dal primo luglio le case da gioco saranno confinate in quattro aree: in Siberia, ai confini con la Corea del Nord e la Cina, a Kaliningrad (tra la Polonia e la Lituania) e nella regione del mare di Azov nel sud del Paese.
