Le donne che lavorano nella pubblica amministrazione andranno in pensione a 61 anni, contro gli attuali 60. Per tutti gli altri dal 2015 l’età pensionabile sarà probabilmente legata all’aspettativa di vita. Ad annunciarlo il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi e il ministro dell’Economia Giulio Tremonti.
«Stiamo valutando una forma di stabilizzazione del sistema previdenziale in relazione all’incremento dell’aspettativa di vita accertato dall’Istat», ha detto Sacconi, precisando che si tratterà di una «sorta di piccola finestra mobile, sostanzialmente impercettibile per le persone». In pratica, il meccanismo potrebbe fa slittare l’inizio della pensione di qualche settimana.
L’emendamento sulle finestre pensionistiche dovrebbe confluire nel decreto legge anticrisi, assieme all’emendamento sull’innalzamento dell’età pensionabile per le donne che lavorano nella pubblica amministrazione. Per loro la pensione scatterà al compimento del sessantunesimo anno di età e poi aumenterà di un anno ogni due per arrivare a 65 anni nel 2018. Solo allora verrà raggiunta l’equiparazione tra uomini e donne, un adeguamento richiesto anche dall’Unione europea.