LA PROTESTA DEL CIRCOLO MARIO MIELI – «Ad appena nove giorni dallo svolgimento – rende noto il circolo Mario Mieli- la questura di Roma ha ritirato l’autorizzazione, concessa originariamente in data 11 aprile, a concludere la parata a Piazza San Giovanni. Del problema sul percorso siamo venuti a conoscenza solo ieri, durante un incontro tecnico al Comune di Roma e nel conseguente incontro in Questura, senza che nessuna autorità competente l’abbia comunicato prima, nonostante siano passati quasi due mesi dall’autorizzazione originaria e dall’ampia notorietà pubblica data all’evento e al percorso. Siamo stupiti e amareggiati per l’evolversi degli eventi e per l’incredibile ritardo della comunicazione».
«NESSUNA REVOCA» – Dalla Questura d’altro canto fanno sapere che «non è vero che c’è stata un’autorizzazione e poi una revoca della stessa» ma che solo negli ultimi giorni è stato dato il via libera al Gay Pride e che «a differenza degli altri anni» il corteo «non si potrà non potrà concludere a piazza San Giovanni «per una precedente richiesta del Vicariato», quella che riguarda appunto il concerto corale nei Palazzi del Laterano.
L’ARCIGAY: «NON È AMMISSIBILE» – «Non è ammissibile» commenta il Presidente nazionale Arcigay Aurelio Mancuso». Gli fanno eco i Radicali, parlando di un «diniego inaccettabile». «Le gerarchie vaticane, lo ricordiamo, non sono proprietarie della piazza» dicono Rita Bernardini, Marco Perduca e Sergio Rovasio. «La società democratica non la dittatura della maggioranza è tale se permette alle diverse soggettività di esprimersi. Negare prima il patrocinio e poi l’agibilità al Gay Pride è una operazione antidemocratica e incivile, proprio di chi attraverso il tema dell’orientamento sessuale costruisce discriminazioni e capri espiatori» afferma Paolo Ferrero, ex ministro e candidato alla segreteria del Prc.
INTERROGAZIONE – Anna Paola Concia, deputata del Partito Democratico, fa sapere che sull’argomento presenterà un’interrogazione parlamentare per «chiedere il motivo per cui la Questura abbia ritirato l’autorizzazione al Gay Pride romano a concludersi in Piazza San Giovanni». «Ho il sospetto che il motivo non sia di ordine pubblico – ha speigato Concia – ma mi sembra anzi una cosa studiata. Vogliono costruire un clima pessimo e di pregiudizio su una manifestazione che è di natura pacifista: il Gay Pide è ed è sempre stato una festa. Perchè mettere in piedi questi meccanismi di contrapposizione?»
«SFILEREMO LO STESSO» – «Sfileremo comunque fino a Piazza San Giovanni in un pride festoso, autodeterminato e politico, che sarà anche una risposta di piazza contro sessismo, fascismo e razzismo» hanno fatto sapere i ragazzi del collettivo lgbt «Facciamo breccia».