In Italia si fuma di più. Per la prima volta in sei anni, infatti, i dati elaborati dalla Doxa e diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità fanno registrare una preoccupante inversione di tendenza. Ad accendersi ogni giorno almeno una sigaretta sono circa 13 milioni di italiani, il 25% della popolazione totale e il 3,4% in più rispetto al 2008.
L’aumento riguarda entrambi i sessi ma è leggermente più accentuato per le donne (quasi sei milioni le fumatrici). Stabile, a quota 14, il numero medio di sigarette consumato al giorno.
Il dato più allarmante, però, riguarda il netto calo degli ex fumatori, passati dal 18,4% del 2008 al 14,6% del 2009. Sono tanti, quindi, quegli italiani che dopo aver chiuso con la schiavitù da nicotina per un periodo, ci sono ricaduti. Secondo Piergiorgio Zuccaro, direttore dell’Osservatorio alcol, droga e fumo dell’Iss, il ritorno alla sigaretta potrebbe essere l’ennesima conseguenza della crisi finanziaria: «Credo che crisi e stress causato da difficoltà economiche non siano estranei». Anche l’illusoria certezza di poter smettere da solo e in qualsiasi momento causano frequenti ricadute nel vizio.
Il tabacco, invece, non aumenta le vendite. Neppure questo, ad ogni modo è un dato del tutto positivo visto che, a detta di Zuccaro, «I controlli della polizia doganale hanno registrato una ripresa del contrabbando e dei traffici illeciti internazionali». Alla sigaretta, insomma, non si rinuncia; casomai, se il conto in banca non consente l’esborso di quattro euro quotidiani, si cerca un percorso che non passi per il tabaccaio.
*Scuola superiore di Giornalismo Luiss