Sciopero delle intercettazioni se lo Stato non paga il debito di 200 milioni di euro

Le intercettazioni in Italia rischiano un brusco stop che porterebbe ad affossare migliaia di indagini.  A sollecitare il blocco è una ferma presa di posizione sindacale delle maggiori società specializzate in intercettazioni. I lavoratori chiedono al governo di saldare un debito di 200 milioni di euro contratto negli ultimi anni con le società in questione. Sio, Rcs, Area e Rinova, pur oberate di lavoro dagli incarichi delle Procure, sono in grave sofferenza per i grandi buchi di bilancio con fatture scadute da tempo.

Queste società occupano il 70% del mercato delle intercettazioni e danno lavoro a circa 900 persone. Non potendo interrompere le intercettazioni in corso – per la legge si tratterebbe di interruzione di pubblico servizio – i dipendenti, riuniti sotto la sigla Fim Cisl, propongono uno “sciopero bianco”, ovvero non accettare più incarichi dalle procure se entro un tempo limite di 3 settimane non saranno accolte le loro ragioni.

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Warsamé Dini Casali