«Se un insegnante vuol far politica deve uscire dalla scuola e farsi eleggere. Quella è la sede per le sue battaglie, non la cattedra». Il ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, intervistata dal Corriere della Sera, non rinuncia alla polemica contro gli insegnanti che contestano la sua riforma.
Nonostante i cortei, il ministro non si sente più sotto tiro dei suoi predecessori e ritiene che la maggior parte delle famiglie italiane approvi il suo operato: «Rispetto chi contesta ma sono convinta che si tratti di un numero molto limitato di persone. Almeno rispetto ai tanti genitori e studenti che non si vogliono più accontentare di una scuola mediocre. E che non vogliono sentir parlare solo di organici e di curriculum ma di scuola come luogo di educazione, di un servizio che dovrebbe stare a cuore a tutti».
La Gelmini è critica anche con l’opposizione, colpevole di aver causato il dissesto della scuola pubblica: «Sono responsabilità che vengono da lontano. Per anni, complici i sindacati, si è data la sensazione che ci fosse spazio per tutti quelli che volevano fare gli insegnanti, per poi lasciarli in graduatoria anni ed anni. Sono state vendute illusioni che si sono trasformate in cocenti disillusioni».
Il ministro, poi, ha anche le idee chiare sulla questione degli studenti immigrati. Stop, quindi, alle classi composte per oltre il 90% da stranieri perchè, mantenendo condizioni di questo tipo «rischiamo di creare delle classi ghetto. Dall’anno prossimo ci sarà un limite del 30 per cento. Volevamo introdurlo già quest’anno ma non c’erano i tempi tecnici per procedere».