A ROMA – Proteste, cortei e occupazioni in molte altre città italiane. A Roma i professori e gli studenti del Dipartimento di fisica della Sapienza hanno organizzato una lezione universitaria in piazza, davanti all’ingresso di Palazzo Montecitorio. In tutto 200 studenti che sin dalle 10 hanno seguito le lezioni di alcuni professori che hanno aderito all’iniziativa contro la legge 133 e i tagli previsti in Finanziaria. «Si tratta di un modo diverso per protestare – ha detto Giorgio Sestili, studente di fisica – vogliamo far vedere come sarà l’università del futuro, senza aule».
A MILANO – Gli studenti delle scuole superiori milanesi si sono ritrovati in piazza della Scala e hanno poi sfilato per le vie del centro verso piazza Fontana. Il permesso per il corteo, che non era preventivato, è stato ottenuto dopo una trattativa con la Questura. Oltre 200 ragazzi, dietro uno striscione che recita «Dieci, cento, mille mobilitazioni», hanno bloccato il traffico sfilando accompagnati dalla musica e da cori contro il ministro dell’istruzione e il vicesindaco di Milano, Riccardo De Corato (leggi la notizia sul Corriere della Sera – Milano).
A TRIESTE – Grande mobilitazione anche a Trieste: dall’Istituto scolastico regionale e dall’Ufficio scolastico provinciale riferiscono che tre scuole sono già state occupate (Liceo scientifico Guglielmo Oberdan, Liceo in lingua slovena Preseren e l’Istituto tecnico commerciale con annesso Istituto professionale per il commercio Da Vinci-Sandrinelli) e in altri 11 Istituti scolastici sono in corso assemblee che potrebbero sfociare in occupazioni.
OCCUPAZIONE – Intanto la Rete degli Studenti annuncia: «Il 23 ottobre occuperemo le entrate delle nostre scuole per sbarrare la strada alla riforma e ai tagli con tutta la nostra creatività e voglia di cambiamento». In programma assemblee e sit-in che si svolgeranno davanti alle scuole a Torino, Verona, Vicenza, Treviso, Padova, Venezia, Siracusa, Bergamo, Cuneo, Prato, Massa, Pisa, Teramo, Frosinone, Roma, Catania, Savona, Reggio Emilia. «Teniamo fuori la Gelmini dalle nostre scuole, perché le scuole sono nostre e vogliamo essere noi a cambiarle – spiega la Rete. – In questi giorni tante scuole e università sono in agitazione per opporsi al progetto di demolizione dell’istruzione pubblica del governo. Rispondiamo alla violenza della maggioranza parlamentare e della Gelmini tenendo vive le nostre scuole, in particolare nei giorni in cui il decreto 137 verrà approvato al Senato», conclude la Rete.