SCUOLE, CORTEI IN TUTTA ITALIA: GELMINI, ”SINISTRA CREA ALLARMISMO SENZA MOTIVO”

«Siamo 300 mila». Lo affermano gli organizzatori del corteo organizzato a Roma dai sindacati di base contro la politica economica del governo. Lo spezzone ‘dedicato’ alla scuola è il più colorato, chiassoso e allegro. Dietro lo striscione ‘No alla distruzione della scuola’ firmato dal Popolo della scuola pubblica, ci sono tanti bambini, genitori, insegnanti con fischietti, magliette colorate che affermano che «il futuro dei bambini non fa rima con Gelmini». Gli altoparlanti, oltre a spiegare le motivazioni della protesta, lanciano slogan contro il ministro dell’Istruzione. In particolare, i manifestanti protestano contro l’aumento del numero degli alunni per classe: «Se 20 alunni vi sembran pochi, provate voi ad insegnare. Così vedrete la differenza tra insegnare e comandare». E ancora: «Per la Stellina la scuola va in rovina, la classe traballa e nessuno resta a galla».

UNIVERSITA’ – Molti anche gli striscioni dedicati all’Università e alla ricerca. Settori anche questi, denunciano gli studenti e i professori, gravemente colpiti dai tagli del governo (leggi la lettera-denuncia di una studentessa di Pisa). Tra i manifestanti c’è anche un gruppo di vigili del fuoco che trasportano una barella sulla quale è adagiato un manichino che ha sulle spalle una foto del ministro Brunetta che gli succhia il sangue. «Siamo qui oggi – spiega Giovanni Muccarino, coordinatore nazionale dei vigili del fuoco Rdv – perché vogliamo la stabilizzazione dei precari e salari più dignitosi».

A MILANO – Manifestazioni contro la riforma Gelmini e contro i tagli all’Università anche a Milano (qui l’articolo del Corriere della Sera – Milano | qui le foto). Insegnanti e genitori della Rete Scuole hanno atteso il lungo corteo degli studenti in corso di Porta Romana. Accolti con un lungo applauso, i giovani hanno salutato l’altra parte della manifestazione: «Ragazzi salutate i nostri professori e tutti insieme combattiamo il decreto Gelmini». Il lungo corteo è arrivato davanti al Provveditorato agli Studi in via Ripamonti. Qui i manifestanti hanno trovato ad attenderli uno schieramento di forze dell’ordine, ma non ci sono stati problemi a parte qualche scritta sui muri e sulle vetrine di una banca. Massiccia la partecipazione: 30.000 i partecipanti secondo gli organizzatori, circa un terzo secondo il dato fornito dalla Questura. Altre manifestazioni di protesta si sono tenute in diverse città italiane, da Torino a Palermo.

«Le ragioni della protesta francamente non le comprendo e sono sempre più convinta che molti di coloro che scendono in piazza in realtà non abbiano letto il provvedimento». Mentre negli atenei e nelle scuole di tutt’Italia proseguono le proteste contro la riforma che porta la sua firma, il ministro dell’Istruzione e dell’Università, Mariastella Gelmini, a Mattino 5, ammette di non comprendere come mai si manifesti nelle università e nelle scuole superiori considerando che si tratta a suo dire di «ambiti minimamente toccati dal provvedimento». Ma non è tutto. La Gelmini accusa proprio la sinistra di «fare allarmismo» metendo in piedi «una campagna di disinformazione». «Sta dicendo alle famiglie che verrà meno il tempo pieno e che addirittura verranno meno gli insegnamenti aggiuntivi: è una grande bugia». Sia gli insegnamenti aggiuntivi (inglese e informatica) che il tempo pieno, ha assicurato Gelmini, verranno potenziati.

TAGLI – Il ministro ha spiegato che «nel pubblico impiego non si possono licenziare le persone. Chi parla degli 87 mila tagli – ha aggiunto – dice una cosa non vera e soprattutto non precisa che oggi gli occupati nella scuola sono 1.300.000: se il governo non intervenisse, contenendo la spesa, da 1.300.000 si passerebbe a 1.400.000. Chi protesta, ci dica dove trovare i soldi per occupare altre 100 mila persone nella scuola. Purtroppo non è possibile».

CLASSI SEPARATE – A Mattino 5 il ministro è tornato anche sul tema delle classi separate per stranieri, difendendo la mozione della Lega. Per la Gelmini le classi di «inserimento» per i bambini immigrati «non sono un problema di razzismo, ma un problema didattico». «È un dato di fatto – ha detto la titolare dell’Istruzione – che per come è organizzata la scuola oggi non riesce ad assolvere al meglio a una funzione importante, quella di integrare gli alunni immigrati». «Ogni genitore che ha un figlio nelle classi elementari – ha aggiunto il ministro – sa che ci sono problematiche legate all’inserimento dei bimbi stranieri nelle classi perché molti non conoscono l’italiano. Molte classi rallentano l’apprendimento e l’integrazione dei bambini stranieri perché non ci sono corsi specifici di insegnamento della lingua italiana».

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